Ui congiura dei Pazzi del 1478. 507 lì in amo, non è accertato. Francesco de’ Pazzi, banchiere ¡1 Roma, fu mi ogni modo un propugnatore non meno del Riario appassionato •li lineato affare.1 Entrambi attirarono poi a sè l’arcivescovo di I'ìkji. Francesco Salviati, che pieno d’odio contro i Medici se ne vi \ rvH alla Curia. La cosa più importante era di sapere quale atteggiamento prenderebbe il papa di fronte a simile disegno. Certo egli dopo tante offese doveva veder di buon occhio il tentativo di cambiare la costituzione dello stato a Firenze, ma d’altra parte anche Girolamo l’iai io vedeva chiaro, che Sisto IV non si sarebbe prestato a cosa alcuna, che venisse a macchiare l’onore del pontificato. Bisognava »eritare la mano libera per una rivoluzione, non far capire al papa "il come»,2 farlo persuaso, che il malumore in Firenze contro i Melici era giunto a tale, che la loro caduta si sarebbe potuta effettuare per la via già in uso nelle repubbliche italiane e non per unii congiura di assassini. Come sicuro nomo di guerra, il quale, riuscendo bene il colpo in Firenze, avrebbe subito marciato in avanti con forze armate jter proseguire nel successo, fu scolto Giovan Battista da Montesecco, un capitano ai servigi del Riario. Quegli diede la sua parola, non senza ammonire tuttavia i cospiratori affinchè riflettessero bene, che la cosa non andrebbe poi così facilmente come essi pensavano.3 ('fr. Kkaktz 204. Secondo un'accidentale osservazione di Iac. Voutìbu-'cn (128) il incazzo dei Pazzi in Roma sorgeva presso Ponte 8. Angelo, quindi ''■ri" nella via Canale del Ponte, oggi via del Ranco S. Spiriti», dove abitavano wuv I banchieri di Siena e di Genova. Uevmojct, Iyorenzn I’, 280-281. Quando intorno alla congiura dei Pazzi ‘ u-iaiu (I*. 47) scrive queste parole: essa fu c tramata nel Vaticano stesso ■l'ive aiuto 11" era nemico di Lorenzo e vi presero parte molti delle piti potenti "»«■glie fiorentine» «"gli non fa altro che travolgere in modo indegno 1 fatti. Ittriiinendo cosi falsamente l'origine deU’attentato ad una perdona, (thè solo pii) :r>lì vi fu attirata. Giacché è fuori di dubbio che i c primi autori di quella 'itriiata matassa», come dice Ctpoi.ijv (582) furono il Saivinti. Pr. de Pazzi e il '-i.iite Girolamo. V. la confessione del Montesecco presso Capponi. (Sul M«**-' ’»■ceo oltre al Rki mo.nt. Lorenzo I!. 2S2 11. 2, efr. anche Gottlob, ('am. Ap-''4; *econdo questo passo Giorno Battista M. nell'autunno del 1477 era capi :m«« custodir patatii ap. Suo fratello Ijeone apparisce come tale nel l’inti ■Kli anni 1471* e 1484 s.). Contri) il giudizio passionato «lei Vn.uuu su Sisto IV. a suo tempo anche Recmost in Attgcm. /.tu.; efr. sopra p. 458. n. 3. V. le confessioni di Montesecco prono (Uprotn II. 548-555. Questa stampa sempre citata da qui avanti perchè la s>da che sia stata eseguita sul ma "wTitto originale. Il Montesecoo non racconta che I pref»arativi della congiura : "J1 fatto dell'attentato efr. I. Poi.izia.vo. De etmiurat. l’actiana commentari«*. **** ( ristamjiato In Opera l’oliNani. Ha*H. 1553. in versione italiana *otica nelle lYnsc volgari del Pouziako. ed. G. Adi mari. Nnpoli 17*21), con-"Dpornnca. In gewre fedele. ma scritta con passionata amaqezm ( vedi Ko-h,ok. Lorenzo 155 e Rkvmost II*, ló<>). 2. Unterei, ¡Uario 1T-1S). 3. Itela ^••ne Strozzi, edita |>er la prima volta da Bun e Bigazzi. l'ila di h'il, Strozzi ** rvechio. Firenze 1851, 55-59. jiol presso Frastz 207 s. 4. * Parenti (v sotto)