•90 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 3. 10 attendevano per accompagnarlo a porta S. Felice, alla stessa guisa che s’era fatto nell’ingresso. Molti del suo seguito rimasero tuttavia in Bologna per ottenere assoluzione o grazie dal papa, che liberamente concesse tutto.1 Alla fine di dicembre Francesco era di nuovo a Milano ed al principio del nuovo anno ritornò in Francia, rimanendo suo luogotenente nella capitale lombarda il duca Carlo di Bourbon. Leone X non si trattenne a Bologna un giorno di più di quanto era stato prestabilito: il 18 dicembre lasciò l’inospitale città, il 22 entrò in Firenze, dove il fratello giaceva tuttavia gravemente infermo. Ricchi ed onorevoli doni furono fatti alla cara città paterna nella quale Leone rimase a lungo.8 Solo addì 28 febbraio il papa, a grande gioia dei Romani e dei curiali, 3 arrivò nella sua capitale, dove, in causa della Quaresima, l’ingresso fu celebrato unicamente con funzioni ecclesiastiche. La rosa d’oro benedetta nella domenica Laetare fu destinata al re francese. 4 Intorno alle trattative avvenute nell’ incontro di Leone X con Francesco I ed ai loro risultati fu osservato rigorosissimo silenzio. Paolo Giovio, che allora, sollecitato dal papa, attendeva alla sua storia, in una lettera scritta in Bologna ai 15 dicembre 1515 confessa che non potè saperne nulla. 5 Anche in seguito rimase pressoché totalmente chiuso il velo del mistero, che potè conservarsi tanto più facilmente perchè non si stese scrittura su cose politiche.6 Fu costume di Leone X di nascondere al possibile, eziandio a quelli che gli stavano più vicino, i segreti di Stato, mentre poi contrastava certamente all’ interesse di Francesco I il rendere noti prematuramente i suoi successi. Ma quanto meno se ne seppe, tanto più la gente si sbizzarrì in congetture, spesso di natura stravagante. 7 Gli è quindi molto difficile, in parte anzi impossibile, ■ Paris de Grassis loc. cit. Cfr. Pabronius 284 e Delicati-Armellini 27. V. anche Sanudo XXI, 395. •Landucci 360—362. Frantz, Fra Bartolomeo 182. Cfr. anche Richa VI, 112, 241 ; Moreni, S. Lorenzo I, 186, 190; Sadoleti, Epist. 65; Sanudo XXI, 441, 509 ; Paris de Grassis ed. Delicati-Armellini 28 (dove va corretto in 22 11 «die sabb. 25 I)ec. »). 3 San udo XXII, 18. Cornelio de Fine, * Diario nella Nazionale di Parigi. 1 Paris de Grassis, * Diari um XII, 23 nell’ Archivio segreto pontificio e nella Biblioteca Rossiana. L’estratto presso Delicati-Armellini 29 è mendoso. 5 La lettera del Giovio è in San UDO XXI. 393. 6 « Tra il Papa e il Re non è intervenuto scrittura alcuna » (Sanudo XXI, 396). Cfr. M. Giorgi appo Albèri IL 3, 45 e Guicciardini XII, 6. Neanche dopo ebbe luogo alcuna ratifica dei patti segreti (v. Balan V, 511). 7 Cfr. * Tizio, Hist. Senen. nel Cod. G. II, 38 della C h i g i a n a e * Diario di Cornelio de Fine, il quale scrive : « Rex vero a s. pontifico in hac couven-tione magnis honestatur honoribus et ut ferebatur pontif. suminus promiserat regi Gallo ut rebus suis faveret et prò posse eum ad culmen romani imperii senescente iam Max“ Caesare eveheret et ne interim imperiali titulo careret rumor