I 44 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 5. anche la gente che vive meramente del lavoro di sue mani, gli artisti ed artigiani. Un terzo dell’intera somma poi dovrebbe tosto impiegarsi nell’allestimento dell’esercito e il resto tenersi talmente pronto da poterlo applicare ad ogni momento pel mantenimento del medesimo ». Il complesso delle truppe è fissato in circa 60,000 pedoni, 12,000 uomini di cavalleria leggera e 4000 di pesante. Da pedoni si presterebbero specialmente Svizzeri, lanzichenecchi tedeschi, Spagnuoli e Boemi ; da cavalieri leggeri Spagnuoli, Italiani, Dalmati e Greci. I migliori cavalieri pesanti si troverebbero in Francia ed Italia. Come è naturale è ila pensarsi anche alla corrispondente artiglieria. Oltre a Venezia e Genova potrebbero fornire navi Napoli, la Provenza, Spagna, Portogallo ed anche l’Inghilterra. Convenientemente si rileva che fin dal principio bisogna unire la guerra ■ili mare alla terrestre « perchè il nemico ha già pronta una flotta di 300 triremi. Gli è vero che in nessun caso non se ne può mettere assieme tante, ma i re di Francia e Spagna certamente potrebbero fornire 20 navi di tal sorta per ciascuno, altrettante i Genovesi, 40 i Veneziani, egli stesso, il papa, si sforzerebbe insieme ai cardinali per armarne 10. Potevasi poi aspettare un numero rispettabile di navi maggiori, se non triremi, da Francia ed Inghilterra. Sarebbe molto opportuno che non si dividessero e frazionassero le forze militari, ma che si cercasse di operare in masse unite su di un punto solo. Costantinopoli sarebbe la mira su ciù si dovrebbe marciare immediatamente. Si potrebbe bensì prendere la via attraverso la Germania e l’Ungheria od anche per la Dalmazia e l’Illiria, certamente però la cosa più breve e più facile sarebbe raccogliere le truppe in Ancona e Brindisi, la flotta in vicinanza della Sicilia donde rapidamente sarebbe dato di tragittare in Grecia ed Egitto ». Si propone anche un patto collo scià Ismail, ma speranze maggiori colloca il memoriale su d’una invasione dei Polacchi e degli Ungheresi nelle provincie di confine : l’esercito principale dovrebbe avanzarsi verso Costantinopoli. Finalmente è trattata, alla leggera però e con prudenza, la scabrosa questione della spartizione del paese conquistato. In proposito così vi leggiamo : « Forse sarebbe consigliabile nominare fin d’ora degli arbitri, i quali, finita la guerra, avessero a stabilire la parte d’ognuno a seconda delle opere prestate. Essi potrebbero essere o il papa coi cardinali, oppure, se si forma l’accennata santa fratellanza, i plenipotenziari della medesima. Sconverrebbe ad ogni modo procedere alla divisione prima che si sia in possesso dell’oggetto da dividersi. È meglio considerare la cosa conquistata in comune siccome bene comune indiviso e poi decidere dopo ».1 1 Cfr. Zinkeisex loe. cit. il quale rammenta inoltre che il Guicciardini svolge il piano di guerra in tratti alquanto diversi.