Le logge di Raffaello. Fuori di dubbio fu l’antichità che offrì la base per la decorazione; è però erroneo quanto, ripetuto poi da molti, racconta il Vasari, che soltanto allora si scoprissero decorazioni murali romane di questa specie nelle così dette Terme di Tito e che pel primo siano state imitate da Giovanni da Udine. Fino dall’ultimo terzo del secolo xv gli artisti della rinascenza conoscevano e traevano profitto dalle graziose e ridenti decorazioni a stucco e pittura delle pareti e delle volte, che si conservavano tuttavia nelle cripte sotterranee di edifizi antichi, a E orna oggi pure dette grotte, e che perciò ebbero il nome di grottesche. 1 II merito di Giovanni da Udine consistette in questo, che svolse iu modo a fi atto indipendente tale foggia di decorazione e la portò a classica perfezione. La soluzione che egli diede al problema impostogli, è, come tutto, completamente nuova e caratteristica. « I modelli dell’antichità non davano precisamente ciò che è essenziale, vale a dire la decorazione ascendente dei pilastri ». 2 Neanche alla più abile penna è possibile descrivere esattamente questa squisita creazione di gusto e senso leonino del bello, poiché è come un libro di favole a colori e quadri, come un regno fantastico turgido d’inesauribile poesia: in gran copia, ma senza caricare troppo, sono disseminati ovunque su pilastri e pareti le più fine figure ed i più graziosi ornamenti. Pitture e stucchi si alternano con varietà infinita. Ovunque si scorgono attraenti e graziose forme, che con leggerezza ed abilità sono intrecciate ai viticci o negli scompartimenti architettonici. L’artista lavorò bensì a suo talento, ma nella disposizione evitò quanto fosse mero giuoco, ogni capriccio. Solo in apparenza qui dominano caso e irregolarità, poiché di fatto tutto è ordinato con fine armonia e proporzione. L’ornamento di ogni arcata è ideato in sé con rigorosa simmetria tenendo conto dei membri archi-tettonici. 3 Che se è fisso il sistema del palco, la più perfetta libertà regna quanto alla scelta delle particolarità. È meraviglioso tutto ciò che Giovanni da Udine qui seppe trarre dalla natura e dall’antichità. Un motivo è più leggiadro dell’altro. Si è perplessi da. che parte si debba prima rivolgere lo sguardo. Si crede di aver finito di vedere e l’occhio scopre subito nuovi motivi, dai quali è nuovamente attirato in questo magico mondo favoloso. La delicata esecuzione, il calore naturalistico, la graziosa scioltezza, l’inesauribile ricchezza di pensieri artistici e la straordinaria varieta 1 Cfr. Schmarsow, Der Eintritt der Grotesken in die Decorution der italienischen Kunst in Jahrb. d. preuss. Kunstsamml. II, 131 ss. Vedi anche Spbin-GKK 332. 2 Burckhardt, Cicerone 178. Cfr. in proposito le pregevoli dilucidazioni di Dollmayr 302 s. 3 Dollmayr 302 s. V. anche G-ruyer 155 s.