4R4 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11, 2«. PARTE II. Leone X mecenate delle arti. Le stanze, gli arazzi e le logge di Raffaello. Protezione dell’arce minuta. Ricostruzionf, di 8. Pietro. Cura per le antichità di Eoma. a. Per numero come per valore e sostanza le opere di pittura occupano il primo posto tra le creazioni artistiche, che debbono la loro origine al papa mediceo, su tutte poi spiccando alto volo le meravigliose produzioni di Raffaello. Col governo di Leone X comincia una nuova epoca nella carriera artistica del Maestro. Per quanto sopraccaricato dal papa dei più svariati lavori, l’amabile e geniale Urbinate seppe con grande abilità soddisfare alle esigenze cresciute in misura quasi sovrumana. È degna d’ammirazione l’abnegazione da lui addimostrata fino alla sua immatura morte; sorprendenti il suo instancabile amore allo studio, la sua inesauribile fecondità, il continuo progresso della sua virtù artistica. Oltre la continuazione degli affreschi monumentali nelle Stanze, Leone X fin dal primo anno del suo governo diede al Maestro un altro incarico altrettanto diffìcile che ampio, affidando alle sue mani l’abbozzo dei cartoni per gli arazzi della cappella Sistina. Insieme a questi due compiti, ognuno dei quali valeva.da solo ad assorbire tutta la forza d’un artista, vennero da parte del papa e dei suoi famigliari intelligenti d’arte, altre numerose commissioni grandi e piccole. L’Urbinate, che provava diletto nel creare, cercò di sbrigare gli incarichi che riceveva impiegando tutte le sue forze, ma in misura crescente si vide obbligato a chiamare in aiuto gli scolari. Il numero di costoro è stato molto esagerato dal Yasari e dagli scrittori d’arte venuti dopo. Da principio due soli pittori aiutarono il Maestro, Giovanni Francesco Penni e Giulio Romano. A questi suoi due beniamini, che soli vanno considerati come suoi scolari nel senso pieno della parola, Raffaello finche visse concesse profonda affezione e grande fiducia. 1 Mani non sue si riconoscono già nell’affresco dell’incontro di Attila con Leone Magno nella Stanza dell’Eliodoro, il cui còmpi- * Doixmayr 231-237.