Villa Madama. 521 finiti.1 Castiglione attesta inoltre che il piano originario fu abbozzato da Raffaello. Della grandiosità e bellezza del medesimo oggi pure fanno testimonio due disegni fatti nello studio suo: l’esecuzione però ebbe come base un terzo progetto andato disgraziatamente perduto. ! Tutto l’insieme fu adattato in modo eccellente alla natura del terreno, che è in dolce salita; tutte le bellezze del sito furono messe a profitto con molto genio. I locali per la fattoria, per l’abitazione e di ricevimento, logge e terrazze, teatro e ippodromo, grotte, fontane e giardini sono collegati con scale libere e appropriati armonicamente alla forma del terreno. L’insieme è il primo esempio di quegli impianti di ville, in cui giardino e paesaggio furono messi a contribuzione per cooperare all’architettura. Dalle terrazze si gode una splendida vista sulla città, la Campagna, l’alta catena dell’Appennino e il frastagliato Soratte. Se terminata, questa vigna de’ Medici sarebbe divenuta la più bella villa dell’età del rinascimento. L’ornamento decorativo delle superbe sale fu eseguito da Giovanni da Udine e da Giulio Romano. Costituisce il massimo splendore la loggia di tre archi alta 16 metri, nel cui mezzo pompeggia l’arma medicea. Il restante della decorazione è di rilievi a stucco e di affreschi, in cui compaiono le stagioni dell’anno, Giove, Giunone, Nettuno, Plutone e Proserpina. Pure nei tondi, che terminano in basso la vòlta a cupola, si osservano solo antiche divinità, satiri e ninfe. Nella cupola orientale dell’esedra è dipinti» l’amore di Polifemo e Galatea. In simil guisa veggonsi ovunque solamente delle scene antiche con arma e divisa 3 del padrone. 4 Se si riflette che il Cardinal Giulio de’ Medici era un prelato veramente severo e di rigidi costumi, alla vista della decorazione della sua villa si misura perfettamente quanto lo spirito dell’antichità classica penetrasse allora tutti i circoli di Roma, di che è un’altra testimonianza il progressivo risveglio della pietà verso i venerandi resti dell’età romana, 8 di cui l’eterna città era allora incomparabilmente più ricca che adesso. Ne è la prova più impor- 1 Lettera di B. Castiglione 13 agosto 1522 in PtrNGILEONI, Elogio 181-182. 2 Cfr. Semper in Allqem. Zeituiuj 1901, Beil. 136. 3 Un raggio di sole, cadendo attraverso una lento ustoria, dà fuoco ad un albero; v’c l’iscrizione: Catvlor iUesus. Una parte [del tetto è solo del 1525; v. Hofmann 21 ; Clausse II, 216. 4 Cfr. Hofmann 17, 22. * Anche allora però non esisteva intelletto pei resti di altri tempi, come dimostrò in maniera singolare la distruzione avvenuta nel 1519 dai sarcofagi nel mausoleo d’Onorio. Che anche sotto Leone X siano stati distrutti molti resti d'antichità è sicuro : v. Müntz, Antiquités 44 s.