386 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 10. escursioni. Non potè vasi immaginare un tempo più propizio per la caccia. Comunemente Leone X, passando per Monterosi e Nepi, andava per la via Cassia verso le colline boscose di Viterbo, ove usava anche di quei bagni caldi. Quella regione era il teatro principale della caccia agli uccelli, a cui Leone X era dedito con passione prettamente italiana. Per ore intiere egli era capace di osservare i ben addestrati falchi che prendevano quaglie, pernici e fagiani. Da Yiterbo si andava al lago di Bolsena famoso per le sue anguille, dove il Cardinal Farnese trattava l’ospite con magnificenza regale nella sua splendida villa di Capo di Monte. Con particolare preferenza Leone fermavasi nella pittoresca isola scogliosa di Mar-tana che era adatta egualmente alla pesca ed alla caccia degli uccelli. « Anno per anno », canta il poeta domestico del Farnese, « Leone X si compiace di visitare i miei regni e di bagnare il suo santo viso nelle mie accpie ». A corte tappe il papa recavasi da Boi-sena per Toscanella a Corneto, donde cacciando perlustrava tutto il tratto seminato di sepolcri etruschi stendentesi fino a Civitavecchia ed alle foreste di Cervetri. Questa contrada era molto ricca di cervi e di cinghiali, per la cui caccia l’ampia pianura, incorniciata da deliziosi colli, tra Corneto e Civitavecchia si prestava talmente, che la si paragonava ad una trappola. Ad un miglio da Civitavecchia, a S. Marinella, i cervi venivano spinti in mare e uccisi poi dai cacciatori, che attendevano su barche. Passando per Palo, oggi pure l’Eldorado dei cacciatori di quaglie, Leone X portavasi alla Magliana, donde a Eoma.1 Realmente questa era una vera bandita regale, che veniva limitata al sud dal corso del Tevere, all’est dall’antica via Cassia e ad ovest dallo scintillante specchio del mare e che a nord stendevasi fino alle pendici della scoscesa Corneto. Era insieme il territorio dei congiunti Orsini, i cui ospitali castelli offrivano ricetto. Queste escursioni cinegetiche portavano via in media un mese ogni autunno. 2 Solamente di rado il papa si lasciò indurre da affari politici ed ecclesiastici ad abbreviare o interrompere questo tempo di svago, al quale non rinunziò in nessun anno. Nè pioggia e vento, nè freddo, uè la serietà della situazione politica riuscivano a trattenerlo da questo diletto.3 Suoi compagni erano specialmente i cardinali più 1 Tovius, Vita, 1. 4; Sanudo XXIX, 442-443; Gnoli, Cacce 41 s., 43 s. * Sulla durata e frequenza delle cacce papali le relazioni non sono concordi. Io vi us (loc. cit.) fa risaltare che Leone X per accontentare la sna passione per la caccia non temeva vento e stagione, nè il continuo cambiar di alloggio, nè strado incomode. Paris de Grassis parla per lo più di un soggiorno di due a tre mesi fuori di Roma, non deducendo però le interruzioni e le fermate a Palo e alla Magliana. Cfr. Gnoli 35-36. • Cfr. Sanudo XVII, 486; XXIII, 74, 437; XXIV, 51 ; XXVI, 38, 142, 176. 216, 219, 223. ‘Lettere di Bald. da Poscia a Lorenzo de’ Medici da Roma 16, 20 e 22 giugno 1514 neU’A r o h i v i o di Stato in Firenze, Av. il prine-