Rimostranze del papa a Carlo V. 303- tribuendosi cosi una giurisdizione spettante alla Santa Sede. Dandone comunicazione all’ambasciatore imperiale, Leone X fece notare che nella citazione di Lutero, Carlo era stato mal consigliato e che Lutero non sarebbe ben ricevuto neanche all’inferno: Manuel poi in ogni sua lettera dovrebbe esortare l’imperatore di non pigliare ¡dia leggiera questa cosa.1 Date queste circostanze fu doppiamente importante il fatto che nel giovedì santo (28 marzo) mediante la bolla In coena Domini Leone X facesse espressamente il nome di Lutero siccome scomunicato ed eretico.8 Nello stesso tempo si prese posizione recisa di fronte al salva-condotto concesso a Lutero e redatto in termini onorifici : il Cardinal Medici ora non si trattenne più dal biasimare fortemente l’imperatore. Alla fine di marzo egli espresse coll’Aleandro in frasi vivaci il suo rammarico perchè si prendessero a Worms misure affatto inopportune e inammissibili col voler sentire Lutero davanti la dieta e sospendendosi l’esecuzione della sentenza, anzi cambiandola inoltre in virtù del mandato di sequestro. La Germania, ognora preferita dai papi, si fa rea della più vergognosa ingratitudine e deve aspettarsi di perdere l’impero. « Sua Santità ». si aggiunge, « non può credere che sia volontà di Carlo di allontanarsi dalla via battuta dai suoi cristianissimi e cattolici predecessori e di essere ingrato a Dio ed alla Sede Apostolica : il procrastinamento e la rinnovata disamina di questo affare tanto patente e scandaloso torna di grande disdoro per Sua Maestà. Se contro uno soltanto, che si trova in suo potere, Carlo può si poco, ohe cosa potrà mai ripromettersi da lui la Chiesa e la Cristianità nella guerra contro il Turco e gl’infedeli? » Indi si incitano l’Aleandro e il Caracciolo ad influire con tutte le forze sull’imperatore e suoi consiglieri, nonché sui principi elettori di Brandenburg e Magonza: sotto nessuna condizione non accordino una disputa con Lutero perchè ciò, come bene aveva fatto risaltare l’Aleandro, ripugnava alla dignità della Sede Apostolica.3 iiella sua relazione dell’8 marzo Aleandro aveva fatto parola d’ima minacciosa dichiarazione del gran ciambellano imperiale, Guglielmo de Croy, signore di Chièvres, dalla quale concludeva che gii imperiali intendevano trar profitto dalla faccenda luterana ‘Bebgeneoth II, n. 325. Il concistoro è toccato brevissimamente anche Sasotk» XXX, 60, ma qui come in * Acta c&nsist. è menzionata soltanto la trattazione relativa alla canonizzazione di S. Bennone. !Cfr. Tizio, * Uist. Senen. in Cod. G. II, 39 della Biblioteca Chigi *n Homa- 5 BaLan n. 63. La data 15 aprile segnata dal Balan si fonda su grave errore; BrIIgeb (297, n. 2) ha dimostrato con sicurezza la data vera (fine di marzo), Sugli umori regnanti a Roma v. il dispaccio 22 marzo 1521 del Fantini citato dal BalAN yi, 39.