442 \ Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11. 1. dico, pontefici hanno atteso a rumare tempii antichi, statue, archi e altri edifici gloriosi ! Quanti hanno comportato, che solamente per pigliar terra pozzolana si sieno scavati dei fondamenti, onde in poco tempo poi gli edifici sono venuti a terra! Quanta calce si è fatta di statue e d’altri ornamenti antichi! che ardirei dire, che tutta questa Roma nuova, che ora si vede, quanto grande ch’ella si sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la scopriamo, tutta è fabbricata di calce di marmi antichi ». Pieno di dolore, Raffaello ricorda il fatto che nel suo soggiorno a Roma di non ancor 12 anni furono distrutti i resti della così detta meta di Romolo presso Castel Sant’Angelo, l’arco all’ingresso delle Terme Diocleziane, il tempio di Cerere sulla Via Sacra e proprio da poco tempo una parte del Foro di Serva come pure la parte maggiore della Basilica del Foro, più una quantità di colonne, cornici e architravi, « una barbarie che reca disonore alla nostra età, mentre Annibaie non avrebbe potuto recare danno maggiore ». Raffaello invoca quindi il papa perchè protegga i pochi resti dell’ « antica madre della gloria e della grandezza italiana » al fine che il testimonio del valore e della virtù di quegli « animi divini, che pur talor con la loro memoria eccitano alla virtù gli spiriti che oggidì sono tra noi, non sia estirpato e guasto dagli maligni e ignoranti ». A grandi tratti poi Raffaello dà un ingegnoso prospetto sommario dell’evoluzione dell’architettura nell’antichità, nel medio evo e durante la rinascenza: come ben si comprende l’antichità è per lui il modello senza rivale; all’architettura gotica tedesca egli contrappone Vitruvio.1 Indi viene un’esposizione del procedimento da seguirsi nel misurare e disegnare gli edifici antichi. 2 La pianta doveva effettuarsi in quattordici fogli, ognuno dei quali abbracciava una delle regioni dell’imperatore Augusto. Aiutarono l’Urbinate nel fissarle sia Andrea Fulvio, sia Mario Fabio Calvo. 3 I contemporanei attribuirono a Raffaello l’intiero lavoro, 1 K ilegno di nota il fatto, elio, nonostante tutto il disprezzo pel gotico, da Raffaello condiviso coi suoi conipatriotti, pure « si faccia strada un lume di intelligenza deU’architettura germanica»: v. Reumont III, 2, 359; cfr. Muntz 608 ss. V. anche Mitteil. iter k. k. Zentralkommission in ìl'ien III (1858), 321 ss. In Raffaello il disprezzo pel gotico dipendeva dall’avversione ai «barbari-.; v. Mestica, La cultura ed i sentimenti politici di Raffaello in Nuova Antologia 1899, 16 febbraio. ! Cfr. Burckhardt, Kultur I3, 231. 3 Col Kuhi.es ICalvo mul Calcagnini in Bezug «»/ Raffael in Kunstblatt 1844, nn. 46-47) cfr. specialmente Lanci ani, La pianta di Roma aiUica e i disegni archeol. di Raffaello Sanzio in Remi. d. R. Accad. dei Lincei, Cl. scienze mor., 5a serie, III (1894), 795 ss. Morto Raffaello, gli amici sopravvissutigli continuarono l’opera in guisa che A. Fulvio assunse la compilazione del testo e •Calvo quella del disegno. Così nel 1527 uscirono le Antiquitates di Fulvio e la pianta di Calvo. Di quest’ultima (M. Fulvius Calvus, Antiqtuus Urbis cum re-