498 Libro I. Leone X. 1513—1521. Capitolo 11, 2«. dalle cime del cielo in realtà mostri al mondo il grande mistero, il Verbo eterno fatto uomo. L’oltreterreno, che spira per tutta la composizione, sta più di tutto nella sospensione in aria della figura principale, per la quale il cielo pare si abbassi alla terra, e nell’espressione, difficile a descriversi con parole, che si sprigiona dai grandi e luminosi occhi della Vergine e del Bambino. .Maria meditabonda e meravigliata guarda in lontananza al di sopra dello spettatore: pare che al suo spirito si disveli a poco a poco il futuro. « Collegando in cuor suo tutte queste cose » essa rimane stupita di quanto il vecchio Simeone le ha profetato sul Figlio, che diverrà oioc « la luce delle genti, la gloria del suo popolo, posto in mina e risurrezione di molti e come un segno, cui si contraddirà » (Lue. Il, 19, .32-35). La predizione di Simeone sul grande dolore che colpirà la Madre divina — «ed una spada trafiggerà la tua anima» — il Maestro l’ha espressa colla tristezza, che innegabilmente è diffusa sul viso di Maria.1 Anche il Bambino medita, ma non prova stupore. Questo fanciullo meravigliosamente sublime, in cui tutto, e l’occhio in ispe-eie, supera la grandezza naturale, nella piena coscienza della propria divinità guarda con occhio fermo e calmo al più lontano orizzonte: non siede, ma troneggia sulle braccia della Madre, che timidamente venerandolo mostra in modo solenne al mondo il sommo bene a Lei affidato, ma solo per breve tempo, perchè ogni momento può nuovamente scomparire la « immagine uscente dalle altezze del cielo ». La rappresentazione di una vera visione è contenuta nell’ul-tima opera del .Maestro, la Trasfigurazione di Cristo sul Tabor, ordinata dal Cardinal Medici per la cattedrale del suo arcivescovado, Narbona. 2 Simile a meteora luminosa, in un chiarore bianco e rilucente il Salvatore trasfigurato e cinto dallo splendore della gloria divina si libra per aria sulla cima del monte, - « il suo aspetto splendeva, dice san Matteo (XVII, 2), come il sole ed i suoi abiti divennero bianchi come neve ». Raramente il problema del-l’alzarsi liberamente in aria è stato sciolto in modo si bello e naturale come (pii. In questo ('risto Raffaello ha riunito come in un centro tutta la somma del suo molteplice potere ed ha fatto risuonare in un accordo tutte le corde della sua anima d’artista. Dal volto dolcemente piegato da un lato emanano ineffabile dolcezza e maestà 1 Con Portig 26, 33 s. cfr. He ucking (Die Sixtinische Minio una, Petersburg 1862), Reppler loc. cit. e le acute, troppo poco considerate dichiarazioni di BRUNN in Deutsche Rundschau XII, 42 s., 48. * Per conservare a Roma l’ultimo quadro di Raffaello, il card. Medici lo donò nel 1524 alla Chiesa di S. Pietro in Montorio (cfr. Arch. stor. d. Arte I, 449), donde i Francesi lo portarono a Parigi: di qui nel 1815 venne nella pinacoteca. Vaticana.