100 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 4. A Roma celebraronsi feste di gioia, 1 ma non mancarono di quelli, i quali — con ragione — rimproverassero al papa la sua grande ingratitudine verso la caduta dinastia. Insieme colle offese fattegli dal duca, Leone X addusse come scusa le pene legittime alle quali soggiaceva un vassallo ed un soldato infedele, che rifiutasse le truppe per le quali aveva avuto il soldo, ma sopra tutto il papa fece valere l’impossibilità di tollerare nel suo Stato un feudatario si infedele, il quale, venendone l’occasione, sicuramente starebbe coi nemici.2 Infatti (tale il giudizio di Francesco Vettori tutt’altro che amico del papa) Leone X non poteva lasciar impunita la condotta del duca. 3 Innegabilmente però la severità 4 manifestata da Leone X in questa occasione non s’accorda colla sua eccelsa dignità di capo della Chiesa. Alla maggior parte dei contemporanei il procedere del papa sembrò ignominioso ed ingiusto 5 e prettamente un caso privato di casa Medici,8 perchè subito dopo il paese conquistato fu dato ad un nepote. Era appena guarito da un malore non senza pericolo,7 che Leone X ne fece l’investitura. Il 18 agosto 1516 Lorenzo de’ Medici venne investito del ducato di Urbino, il quale allora, Pesaro e Sini-gaglia comprese, rendeva soli 25,000 ducati, 8 ed insieme nominato signore perpetuo di Pesaro. Tutti i cardinali sottoscrissero 1 Sanudo XXII, 323. 2 Guicciardini XII, 6. Cfr. Sanudo XXII, 184. 3 Vettori 319. 4 Quanto andasse avanti questa severità risulta dalla * lettera d'Agost. Gonzaga 5 sett. 1516 nella Biblioteca di Mantova (v. App. n. 18). * Cfr. i giudizi di Giovio; che il Ranke (Zur Kritik 73*) raccoglie come dimostrazione della sua imparzialità. •Cfr. Lütolf, Die Schweizergarde, Einsiedeln 1859, 19-20; ivi particolari eziandio circa la morte di Gaspare von Silinon, capitano degli Svizzeri. 7 Cfr. Parenti appo Verdi 26 e Paris de Grassis, che sotto l’agosto 1516 narra : * « Infirmitas et sanitas insperata pontificis. Diebus istis multus fuit rumor Curiae universae de gravi et quasi insanabili aegritudine pontifìcis nostri ita ut quandoque cogitatimi fuit de paratu eorum, quae ad conclave pertinent. Aegritudo autem fuit fistula in natibus cum orificiis quinque et febres acutae cum somnis oontinuis, quos subeeticos dicunt et maius periculum erat quia, ut dicebatur, ipse de se ipso multum timebat, quod cum fletu crebro testabatur. Accedebat quia quidam frater Bonaventura (cfr. Ili4, Introduzione, alla fine) qui se spiritum propheticum habere profitebatur, hanc mortem annuntiavit et etiam aliquorum qui paucis ante diebus omnes mortui erant et ille praedixerat et papa incarcerare iussit'et saepe examinari de hac re ; ille autem multo magis semper afflrmabat et addebat quod nisi sic esset cremari volebat et tandem vanitates apparuerant et papa sanatus est ac die lunae xvin [Augusti] tenuit consistorium ac sequenti die ivit ad ecclesiam S. Mariae de Populo, ubi audivit missam bassam et egit gratias Deo »(Archivio segreto pontificio XII. 23). V. anche * lettera di C. Agnello di Mantova. Roma 2 agosto 1516 (A r-c bivio Gonzaga in Mantova). •Così dice espressamente il Guicciardini XII, 6. La relazione, alla quale appella il Sugenheim (423) per dire che Urbino rendesse 100,000 scudi (v. Siena. Sinigaglia 361), è della seconda metà del secolo xvi.