5 22 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11, 2 e. tante il famoso breve 27 agosto 1515 1 di Leone X a Raffaello, col quale il papa metteva nelle mani dell’Urbinate entusiastico per l’antica civiltà le « sorti delle antichità romane ». Per esso l’architetto di 8. Pietro è nominato sopraintendente generale di tutti i pezzi di marmo e lapidi, che si scaveranno in e presso Roma fino al perimetro di dieci miglia. Sotto grave pena pecuniaria ognuno era tenuto a dargli notizia entro tre giorni di tutti i ritrovamenti, affinché il Maestro potesse decidere che cosa di questo materiale sembrasse idoneo per la fabbrica del nuovo S. Pietro. Ma tali resti antichi non dovevano impiegarsi senza distinzione, come di solito s’era fatto fino allora. Espressamente Leone X comanda che si conservino tutte quelle parti, in cui siano incise iscrizioni o altre rappresentazioni « le quali spesso conservano qualche importante memoria e meritano bene di essere conservate per l’utile della scienza e per l’eleganza della lingua latina ». In questi periodi di chiusa del breve sta il suo vero valore: con esso Leone X. s’è guadagnato il diritto alla riconoscenza del mondo dotto. Senza far violenza al testo non si può dedurre dal breve che Raffaello sia stato nominato direttore e custode di tutte le antichità di Roma e del distretto della città. * Qual valore desse alla conservazione di antiche reliquie, Leone X diede inoltre a vedere facendo collocare nell’atrio del Panteon la meravigliosa vasca di porfido proveniente dalle terme di Agrippa, che in seguito doveva accogliere le ossa di Clemente XII. In due grandi lastre di marmo, che si trovano tuttora nel Panteon, egli fece incidere un’ iscrizione, la quale rileva che ciò avvenne perchè si conservasse intatto ai posteri quell’oggetto distinto per somma eleganza. 3 Un’antica nave votiva trovata nell’isola Tiberina fu da lui collocata sulla piazza davanti il già suo titolo cardinalizio S. Maria in Domnica, che n’ebbe poi il nome della Navicella. Gli umanisti cantarono questa scoperta e la dichiararono un felice presagio pel governo del papa mediceo. L’epoca leonina però al confronto coll’epoca preceduta di Giulio II fu stranamente povera in fatto di scoperte d’antichità. 4 1 111 forma cambiata appo Bembi epist. X, 51. I)o il tenore originale nel-l’Àpp. il. 3 su un codice dell’Ambrosiana. 2 Cfr. Muntz, Raphael 601. È strano che la vecchia falsa idea si trovi tuttavia in Zimmermann II, 484. Erroneamente anche Koopm.vnn (312) paria di « direttore generale degli scavi -> e Redtenbacher (203) di « direttore degli scavi ed antichità ». Cfr. ora anche Lanciasi, Stavi I, 166 ss. 3 La caratteristica iscrizione, eh’ io mi sappia ancora inedita, suona così : Leo X Pont. Max. providentissimus || princeps vas elegantissimum || ex lapide umi