Gioito Lorenzo, Leone deplora il suo nepotismo. 181 vendo la dolorosa novella, avrebbe dichiarato : « Da questo momento io non appartengo più a casa Medici, ma alla casa di Dio ». Da questa autoaccusa giudicata tanto diversamente 1 e dal proposito di rinunciare completamente al nepotismo non segue per milla che il papa avesse coscienza di avere fino allora badato esclusivamente a riguardi di famiglia. Ivi non c’ è altro che la confessione di essersi fino allora preoccupato più che non fosse lecito dell’esaltamente dei suoi congiunti. Ciò doveva cambiarsi e difatti il ducato di Urbino con Pesaro e Sinigaglia furono ora riuniti allo Stato pontificio : la direzione degli affari fiorentini la ottenne il Cardinal Medici, il quale come legato di tutta la Toscana * rimase fino all’ottobre nella città dell’Arno e poi lasciò come suoi rappresentanti Goro Gheri vescovo di Pistoia ed il Cardinal Passerini. 3 La morte di Lorenzo tolse sicuramente un impedimento alla mutazione della politica papale, ma non influì decisamente nel proposito di avvicinarsi a Carlo, la ragione del quale certamente in che Leone X venne a conoscere essere diventata affatto senza speranza d’attuazione la candidatura di Francesco I. Il 29 maggio Leone X comunicò all’ambasciatore veneto come l’umore del popolo in Germania fosse di tale natura che anche qualora il volessero gli elettori non potrebbero eleggere il re francese.4 Ciò nonostante Leone non poteva ancora adattarsi all’elezione dell’absburghese : ora come prima, a mezzo dei suoi rappresentanti, fece dichiarare che il re di Napoli non poteva nello stesso tempo essere imperatore. Ai primi di giugno egli fece un ultimo, disperato tentativo di stornare l’imminente malanno mediante la candidatura del principe elettore di Sassonia e di finire così una battaglia rationibus ipsis cjuas induximus aniini tui fortitudinem cognoscentes esemplo tuo discaut mortem non solum in bonis ducere sed eo quoque meliorem sepenumero l'sse quo celerior est ipsamque cum opus est oninino contemnerc ». In questa sua dotta elucubrazione, con numerose citazioni greche, l’autore vuol provare : 1° mortem non mnlum, sed bonum. esse'; 2° eo pienimque meliorem esse mortem quo celerius ncciderit; 3° mortem semper qvandocumqne renerit ueqno animo ferendnm, esse. Loc. cit. (Biblioteca Vaticana). 1 Cfr. Baumgarten in Forsch. XXIII, 567. N itti 209. Ui.masn, SUidien 106-107. J B. Castiglione annunzia al marchese di Mantova la sua nomina avvenuta il 27 maggio 1519 in una * lettera in data identica nell’ Archivio Gonzaga a Mantova. 3 II governo del ducato di Urbino, che era stato cattivo sotto Lorenzo, fu affidato a lioberto Boschetti, il quale doveva intendersi in tutto col Cardinal Medici. Balan, Boschetti I, 162 s. San Leo venne in seguito staccato da Urbino e dato ai Fiorentini come compenso per le spese fatte nella guerra contro I ran-cesco ilaria. Addì 12 ottobre 1520 Leone X conferì come a vicario della Santa Sede Sinigaglia, Castelleone, S. Lorenzo c Montefoglio a Giovanni Maria Varano, signore di Camerino. Vedi Balax, Boschetti I, 162 e Storia VI, 21. 4 Browx II, n. 1227.