Le cacce di Leone X. 389 ride in una caccia il Cardinal Cornaro in giubba corta e scarlatta con un cappello spagnuolo.1 In una relazione del 29 aprile 1518 l’ambasciatore veneziano dà un breve schizzo del programma quotidiano per le cacce, alle quali il papa si recava parte a cavallo, parte in portantina. s Di buon mattino sortivano i maestri di caccia per poi riferire al loro signore dove si poteva trovar preda. Dapprima si correva ai caprioli, cervi e cinghiali, poi agli uccelli. Senza indugio il papa dopo la colazione si rimetteva in moto : ciarlando si avvicinava ai punti, dove scorgeva i cani inseguire ini animale. In quale grande forma si tenessero le cacce ce lo dimostrano alcuni dati ben garantiti. Un ambasciatore mantovano nel gennaio 1514 dà notizia di una caccia preparata da Alessandro Farnese, cui prese parte il papa con 18 cardinali.3 II numero dei cani che si mandavano a rintracciare la selvaggina, arrivava per lo più a 60-70. Il seguito del papa, cardinali, prelati, servi, letterati, buffoni di corte, commedianti e musici raggiungeva in media il numero di 140, ai quali si aggiungeva la guardia del corpo, 160 uomini circa, donde una somma di gente molto rilevante se si pensa alle difficoltà di spesarla nelle località miserabili. 4 E si parla anche di cacce alle quali parteciparono da 1000 a 2000 cavalieri.5 In tutte queste escursioni l’affabile re della caccia era ricevuto dal popolo con sincero giubilo e la massima pompa possibile. A vivi colori il suo biografo 6 descrive i fanciulli, le donne e i vecchi che si schieravano lungo il cammino per salutare Leone X e gli offrivano doni da lui ricompensati così regalmente, che, come si esprime lo stesso scrittore, ovunque i contadini consideravano la sua venuta come una raccolta più fruttifera della maggiormente abbondante dei loro campi. Egli distribuiva il denaro senza contarlo e inoltre chiamava affabilmente a sè i vicini e li interrogava se qualche cosa soffrissero nella loro economia domestica. Nelle sue escursioni dotava di buona voglia povere donzelle e pagava i debiti agli ammalati e vecchi od a famiglie cariche di tìgli. Ne fan fede i libri di conto del suo fido cameriere Sera-pica. Ora sono chiese o monasteri, ora una donna incinta, ora un’infelice, alla quale è bruciata la casa, ora un giovane che vuol studiare, ora una ragazza che intende maritarsi, ora i poveri di 1 Descrizione d’un testimonio oculare in Alberi, 3a serie, III, 94. * 8anudo XXV, 385 ss. Cfr. anche ibid. XXIX, 442 ss. la lettera del 26 novembre 1520. Queste due importanti relazioni sono sfuggite al Gnoli, che del resto raccolse al completo tutto quanto si riferisce a questo punto. 3 Baschet, Cath. (le Mèdici* 243. * Cfr. Gnoli 14, 26, 36, 39, 43 s. 5Sanudo XVII, 486; XXIX, 443. La |forte guardia del corpo si spiega perchè allora Leone X temeva per la sua vita : v. Bergevroth II, n. 303. * lovius, Vita, 1. 4.