300 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11, 2 a, basso la miseria e il dolore dei figli della terra, l’impotenza umana ; in alto la placida beatitudine del Trasfigurato, l’onnipotenza divina, ehe sola ha il modo di venire al soccorso. Tale accenno a Cristo come salvatore da ogni male, anche il più grave, rispondeva in modo eminente alle condizioni di fatto esistenti allorché si compiva la misteriosa creazione di Raffaello. Più inquietanti, che non da lungo tempo, correvano le notizie sul-lHivanzarsi degli infedeli, tanto che dall’autunno del 1517 la questione turca era quella che più di tutte teneva vivo l’interesso in Roma. Alla fine d’ottobre il Cardinal Medici, che aveva ordinato il quadro della Trasfigurazione, scriveva al nunzio in Venezia: «la questione orientale occupa al presente il papa più di ogni altra ». Subito dopo Leone X con un lungo memoriale si rivolse ai più eminenti principi della cristianità, i quali dovevano poi esporre le loro vedute intorno alla guerra cogl’infedeli. Alle consultazioni che vi si collegarono si aggiunsero nella primavera del 1538 la pubblicazione d’un armistizio generale per la cristianità e la decisione di mandare legati per la crociata e insieme si tenni' a Roma una grande processione di penitenza, a cui il pontefice prese parte in persona. Raffaello fu testimone di questa grande manifestazione religiosa, nella quale il suo amico Sadoleto tenne un’orazione molto ammirata. 1 In stretto rapporto con questi sforzi romani per la crociata sta la pittura della Trasfigurazione. Per la grande vittoria ottenutasi presso Belgrado nel 1456, Callisto III aveva espressamente ordinato che d’allora in poi in ringraziamento di questo poderoso successo si celebrasse solennemente in tutta la Chiesa la festa della Trasfigurazione di Cristo ai 6 di agosto d’ogni anno. « Con ciò la solennità liturgica della Trasfigurazione divenne la festa del trionfo dell’Occidente cristiano sulla Mezzaluna e la Trasfigurazione di Cristo sul Tabor fu elevata a mistero di trionfo ed a segno di vittoria sul nemico ereditario ». Cosi si spiega anche la presenza dei due diaconi martiri, nei quali non ponno vedersi che Felicissimo ed Agapito, che stanno in stretta relazione colla festa liturgica della Trasfigurazione del Signore. Questo nesso era ricordato ancora così vivamente al tempo di Raffaello, che nessuno nella Corte di Leone X poteva rimaner dubbioso sul vero significato del quadro, che agli occhi dei credenti doveva dare conforto e la certezza che eziandio questa volta non mancherebbe contro i nemici del nome cristiano l’aiuto onnipotente del Salvatore. 2 1 Cfr. sopra p. 142 145, 148 s. 2 La spiegazione dei diaconi martiri ed il rapporto della festa liturgica della Trasfigurazione col contenuto del quadro sono una felicissima scoperta di Fk. Sckneider (Theologisches zu Rafjael, Mainz 1896, 11 ss.), il quale inoltre accenna che Xarbona, alla quale era destinata la tela, precisamente allora era