382 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 10. rato nel mangiare e nel bere, Leone X iacea trattare splendidissimamente i suoi ospiti. 11 suo successore rimase meravigliato delle colossali spese di cucina, nelle quali in ispecie figurava fortemente un piatto di lingue di pavoni. La voracità dei buffoni, intorno alla (piale corsero i più strani aneddoti, veniva di frequente canzonata da Leone X, che faceva loro apprestare scimmie e corvi sotto la forma di ghiotti arrosti.1 1 contemporanei fanno il nome di tutta una serie di simili buffoni, mediante i cui scherzi e arguzie talvolta triviali Leone X si facea passare il tempo, persuaso che questo lieto trattenimento gli allungherebbe la vita. * Tra tutti i buffoni il più celebre fu Fra Mariano.3 Costui propriamente chiamarasi Petti e sarebbe stato barbiere di Lorenzo il Magnifico. Più tardi passò tra i seguaci del Savonarola ed entrò nei Domenicani, però senza rinunciare alle sue buffonerie. Rallegrava egli il suo signore e la società di Corte non solamente colle sue celie triviali, ma altrettanto colla sua completa mancanza di civiltà e col suo incredibile appetito. Certamente sono esagerate parecchie cose che si narrano di lui, per esempio che in una volta divorasse 40 ova e venti polli arrostiti. Non può fissarsi con sicurezza che posizione avesse nel suo Ordine; probabilmente vi appartenne come semplice frate laico. * Del resto Fra Mariano deve essere stato migliore della sua fama, essendoché fu amico del severo Fra Bartolomeo. Dell’amore di quest’uomo strano per l’arte fa oggi pure testimonianza la sua cappella di S. Silvestro sul Quirinale, che fece decorare da Baldassarre Peruzzi e da Polidoro da Caravaggio,6 cosa che Fra Mariano potè fare perchè nell’aprile 1514 Leone X, dopo la morte di Bramante, gli diede l’ufficio di pìombatore (sigillatore con piombo delle bolle papali), che fruttava 800 ducati l’anno ; un atto questo, che fu bia- 1 Iovius, Vita, ]. 4. Cfr. Graf, Cinquecento 370 s. * Vita anonyma loc. cit. 3 Sui buffoni di Leone X e in ispecie su Fra Mariano esiste una estesa lette* ratura. Cogli scritti citati a n. 5 di p. 381 v. inoltre Fabronius 295 ; Gate II. 135 ss. Graf, Cinquecento 370 ss.; Giom. il. lett. Ital. XVI, 254, 466; XVII, 284; XVIII, 460 ; XXVIII, 52 ; XLII, 287, 292 ; Cian nell’.lrcft. stor. Lomb. XVIII, 406 ss. e La Cultura 1891, n. 20; Luzio in Arch. d. Soc. liom. IX, 572 ss.: Calmo, Lettere 64 ss.; Taormina, Un frate alla Corte di Ijeone X, Palermo 1890; Rossi, Pasquinate 85 ss. (Fra Mariano), 91 ss. (Brandino detto il Cordiale), 101 ss. (Moro de’ Nobili), 105 ss. (Mastro Andrea dipintore), 144 ss. (Poggio) ; Masi I, 170 ss., 212. Cfr. Lezio, Isabella d'Este 31. ‘ Marchese (Meni. d. pittori ecc. Domenic. II4, Bologna 1874, 104 s.) mette la cosa sicura. 5 La cappella tuttora ben conservata (la prima a sinistra di chi entra) fu tolta all’oblio da un egregio articolo del Gnoli in Arch. stor. d. Arte IV, 117 ss. 11 pavimento a piastrelle di maiolica simili a quelle che un tempo decoravano le Logge è riprodotto in cromolitografìa presso Tesoroni, tav. 1, fìg. 1 e 2.