558 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 12, 2. a lungo senza successo. Ciò, che invano avevano tentato Pio II, Sisto I V e lo stesso Giulio lì, riuscì al prudente Mediceo: scomparve l'ultimo resto dell'opposizione conciliare,1 la suprema autorità del papato venne di nuovo riconosciuta in Francia e questo paese, che fino allora aveva assunto un atteggiamento scismatico, fu di nuovo legato alla Santa Sede. 2 Però questo importante successo fu comprato con sì gravi sacrifìci, che si deve forse parlarne come d’una vittoria di Pirro. Mediante il diritto di nomina la corona, con restrizioni molto lievi, ottenne di fatto la facoltà di coprire con candidati graditi tutti i posti superiori della chiesa di Francia, 10 arcivescovadi, 83 vescovadi e 527 abbazie. Per misurare ciò che potesse importare la cosa bisogna anzitutto tener presente la straordinaria ricchezza della chiesa francese. Secondo alcuni dati il clero avrebbe allora posseduto un terzo, anzi secondo altri due terzi di tutta la terra,3 ma sono calcoli esagerati. Consta invece, che nel 1510 l"eu-trata totale del clero francese importò cinque milioni di lirres, quindi quasi quanto quella dello Stato. 4 Ora di tutta questa ricchezza straordinariamente grande disponeva la corona. Mai fino allora il principato aveva ottenuto d’un sol colpo tale accrescimento di potere. 5 È chiaro quanto fosse in sè e per sò pericolosa tale dipendenza dal governo di tutto il clero superiore, e quanto fosse facile che il governo potesse cedere alla tentazione di spadroneggiare a capriccio sui beni ecclesiastici ed anche più su, sulla fede. 6 Offrivano bensì certe garanzie le condizioni imposte al re e il diritto di controllo, che Roma s’era assicurato, ma essi non poterono impedire che ben presto si abusasse del concordato per opprimere e danneggiare profondamente la Chiesa. Con incredibile trascuratezza a Roma si rinunziò al controllo che si poteva esercitare; solo Pio V cercò di rimediarvi.7 La corona invece con indelicato cinismo sfruttò fino all’estremo il patto tanto a lei favorevole. Per sè il concordato fu alla chiesa francese meno dannoso della circostanza, che Francesco I, immemore delle severe esortazioni del nobile Ludovico di Canossa,8 abusò senza 1 Cfr. Maurerbrecher, Cathol. Rejormation 1,108 s. ; Marcks, Coi igni/ (1892) 258 ; Madelix 111. 2 Cfr. Hanotaux lix; de Meaux, Luttes religieuses 44; Uaulue, Origine* 136 e Baudrillart 81, 86. Rimase però, a vero dire, la radice delle tendenze scismatiche: lo rileva il memoriale di Acqua vi va del 1568 presso Laemmer, Melet. 222. 3 Marcks. Coligny 259. * Cfr. Imbart de la Tour I, 361. h Hanotaux lviii. De Meaux 44. 6 Cfr. Imbart de la Tour I, 112. 7 Cfr. Madelin in Mèi. d'nrchéol. XVII, 360 ; de Meaux 46 ; Baudrillart 106. 8 Cfr. il suo * trattato del governo del regno di Francia diretto a Francesco I e sul quale tornerò, nel Cod. Urbin. 858 della Valica n a.