328 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 9. il caso di parlarne affatto, trovando però poca fede nei suoi colleghi. 1 Si dava colpa in ispecie al coppiere del papa, Bernabò Ma-laspina, che era del partito francese, il quale, suscitando sospetti pel suo contegno, fu carcerato, ma l’esame istruito contro lui non diede sicuri punti d’appoggio : lo stesso Cardinal Medici fece sì che venisse rilasciato, si pretende per non rendersi nemico inconciliabile Francesco I, qualora costui dovesse venire coinvolto nella faccenda. * Si fecero i nomi di Francesco Maria della Rovere e del duca di Ferrara siccome di autori del delitto, dandovi occasione il secondo col fatto che alla notizia della morte del suo nemico si abbandonò a gioia scandalosa, fece ricchi donativi a chi portò la nuova e infamò in ogni maniera la memoria del defunto. 3 Nella sua storia d’Italia Francesco Vettori, persona in stretti rapporti coi Medici, s’è recisamente dichiarato contro l’avvelenamento. Come l’inglese Clerk 4 egli deriva la morte dall’ infreddatura presa alla Magliana ed esprime il pensiero che chi abbia conosciuto la costituzione fìsica di Leone X, la sua pinguedine, la sua testa turgida e il quasi continuo catarro, nonché la sua maniera di vita — digiunare spesso e poi mangiar molto — doveva far meraviglia che avesse vissuto sì a lungo.8 Pare invece che abbiano fermamente creduto all’avvelenamento due dei più grandi storici contemporanei, il Guicciardini e il Giovio,8 così pure B. Castiglione. 7 II risultato dell’autopsia, per quanto è conosciuto, ed anzitutto la fisionomia dell’ infermità del papa, febbre 1 V. la relazione di Bonflglio in Sanudo XXXII, 234 e Paris de Grassis loc. oit. a Sanudo XXXII, 234, 238. Campeggio appo Brewer III 2, n. 1869. Jovius, Vita 1. 4. Guicciardini XIV, 4. Paris de Grassis loc. cit. * Blasii de Marti-nellis de Cesena, Diarium (Archivio cerimoniale in Vaticano). 3 Clr. Jovius, Vita Alfonsi; Frizzi, Metri, di Ferrara IV, 286; Ariosto, Lettere ed. Cappelli3, Milano, 1887, lxxxii ss.; Balan VI, 55-56. 4 Clerk a Wolsey, 2 dicembre, Brewer III, 2, n. 1825. t Vettori 338. Anche II. Borgia nella sua relazione, che del resto è abbellita in maniera quasi incredibile, presso Brosch, ICirchensUiat I, 62, n. 1, ricorda il difetto di dieta. Eziandio Manuel nella sua lettera del 2 dicembre (Bergenrotii II, n. 366) parla di ciò con cauto accenno a veleno. • lovtus, Vita Leoni8 X, 1. 4. Guicciardini XIV, 4. Mentre qui è espresso determinatamente il sospetto deiravvelenamento, Gaspare Ròist nella relazione citata dice soltanto, che si congetturava di vino avvelenato. Altrettanto si legge in Lancellotti I, 210; FI sedici; così pure la nota nell'Archivio del Gori IV, 245. V. anche Rossi, Pasquinate, ix. Degli storici recenti il Gregorovius (IV, 526), senza però dame prova specifica, s’è espresso recisissimamente contro-l'avvelenamento. Giustamente il Nitti (455) dice che probabilmente la malattia fu febbre perniciosa, ma che il sospetto d’avvelenamento non parve affatto senza fondamento, Nell’aprile del 1519 la Signoria di Venezia aveva dato al paj>a notizia di un soggetto, che voleva avvelenare Leone X e i suoi congiunti: vedi Lamansky, Secrets de Venise 406-407. 7 Renier, Notizia 19-20.