Leone X e gli sforzi di Massimiliano per avere la corona. 169- dei banditi di Reggio non ostanti le loro usurpazioni in territorio pontificio. Con tutti questi ed altri fatti, rileva il Cardinal Medici, non deve recare meraviglia se il papa sospetta che il re francese lo voglia inimicare coll’imperatore e colla Spagna per lasciarlo poi in sulle secche ed averlo in mano.1 Queste forti rimostranze dovevano fare tanto più profonda impressione su Francesco I quanto maggiore era il suo timore che da ultimo il papa cederebbe alle pressioni di Spagna e dell’ imperatore e sbarazzerebbe il terreno dagl’ impedimenti opposti all’elezione di Carlo. Questi impedimenti erano di due sorta : 1° il giuramento feudale per Napoli, che interdiceva l’unione di quella corona colla, dignità di re romano; 2° l’impossibilità di compiere l’elezione di un re romano vivendone un altro, che non aveva ancora ricevuto la corona imperiale. Il papa aveva da dispensare dal giuramento feudale, la corona imperiale invece doveva venire spedita a Trento,, ove il Cardinal Medici o quel di Magonza avrebbe proceduto all’incoronazione per incarico del papa. Carlo manifestò espressa-mente questo desiderio alla fine di ottobre, ricevendo sulle prime una risposta evasiva, * ma ben presto si appalesò a Roma una tendenza a cedere sia sulla questione dell’investitura, sia quanto alla incoronazione imperiale. Certamente influì sulla cosa la circostanza che appunto allora pervenne la notizia officiale della ratifica data da Massimiliano all’armistizio quinquennale e della speranza da lui esibita di aiutare la guerra turca. 3 Nella prima metà di novembre fu redatta una bolla, la quale, pel caso dell’elezione di Carlo a re romano, dispensava dall’obbligo della rinunzia a Napoli, ma la consegna di questo documento fu trattenuta per intervento di Lorenzo.4 Contemporaneamente Leone diede speranza a Massimiliano che intendeva togliere anche il secondo impedimento e compire di pei’sona propria o mediante un rappresentante l’incoronazione imperiale sul confine del Tirolo e dell’Italia.5 Per un momento Lorenzo ritenne già perduta la causa di Francia e non pensò che a trarre per sè il maggior possibile vantaggio da quell’occasione oiì'rentesi appena una volta in cento anni.8 Ma neanche ora Leone aveva preso una decisione definitiva, come ci fa conoscere chiaramente il suo contegno, allorché comparve in Roma 1 Manoscr. Torrig. XXIV, 29-32, 210-213. Cfr. Baumgarten, Politik Leos X^. 538 s. Voltelini 589 s. 2Sasudo XXVI, 212, 222. Voi/telisi 591. 1 A eta consist, del 5 e IO novembre presso Kalkoff, Forschungen 129-130. * Cfr. la lettera del Bibbiena (21 novembre 1518) in Lett. d. princ. I, 35; Le Glay II, 436; Reichtagsalcten I, 485; Xitti 130 s. 6 Cfr. Archiv, f. òsterr. Gesch. I, 113; Ulmann, Maximilian II, 706 e Stu- dien 102. V. anche Xitti 147. 6 Xitti 131.