190 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 7. alle quali i vescovi si abbandonano in modo eccessivo. Oltracciò i vescovi non sono pronti che a guerreggiare, essi, i quali sarebbero chiamati a darsi pensiero della concordia e della pace. Conosco alcuni vescovi, i quali portano più volentieri come capitani d’eserciti spada ed armi che non vadano attorno in abito ecclesiastico. Siamo quindi arrivati al punto che la professione episcopale ora si risolve in possesso terreno, in cure sordide, in guerre tempestose e in dominio temporale. I vescovi non esercitano neanche la carità : trascurano i poveri di Cristo e pascono bene se stessi, grassi cani ed altre bestie, come se spontaneamente vogliano appartenere al numero di quelli, contro i quali giustamente il Signore pronunciò la sentenza : ero ospite e povero e non m’avete ricevuto e perciò, andatevene da me, o dannati, nel fuoco eterno. Quasi tutti i vescovi sono alletti da avarizia, annettonsi cose d’altri, dilapidano i beni ecclesiastici : spendono in altra maniera il denaro che dovrebbero usare pel culto divino e pei poveri. Non a scopi pii impiegano le rendite ecclesiastiche, ma pei loro congiunti, per commedianti, adulatori, cacciatori, per male femmine e simili persone. Ai loro congiunti dànno, contro il diritto, persino ciò che è bene immobile, in quanto che glielo affittano per un prezzo irrisorio danneggiando le loro chiese, ferendo la giustizia ed opprimendo gravemente i poveri. Bisognerebbe annoverare fra gli eretici questi dilapidatori. Non si tengono i prescritti sinodi provinciali e diocesani e perciò sono trascurate molte faccende ecclesiastiche che dovrebbero correggersi. Oltracciò i vescovi non visitano ai tempi fìssati le loro parrocchie, eppure ne esigono pesanti tasse. Così quindi sta molto in basso la condotta del clero e dei laici, le chiese sono disadorne ed in ruina. Se talvolta fanno una visita, si curano più del temporale, che dello spirituale : trascurano poi affatto il dovere di provvedere alle parrocchie con persone adatte ». Dato auche che, nel suo zelo per una riforma, l’autore di quest’opera generalizzi troppo, rimane tuttavia fermo per le testimonianze di altri uomini seriamente ecclesiastici e per fatti non ambigui, che ad ogni modo nell’ultimo periodo anteriore alla grande rivoluzione ecclesiastica in molti luoghi le cose andavano molto male quanto ai vescovi tedeschi. L’occupazione di numerose sedi vescovili da parte di figli di principi e di nobili dimentichi dei loro doveri, che in media non erano migliori dei loro eguali secolari, nonché la derivantene incuria dell’ufficio pastorale ebbero per naturale conseguenza quella profonda trascuraggine religiosa e morale nel clero secolare e regolare come pure fra i laici, senza della quale, non ostante tutti gli altri momenti favorevoli alla rivoluzione, dovrebbe rimanere inintelligibile l’improvviso distacco dalla fede dei suoi padri compiuto a masse da tanta parte del popolo tedesco.