Solenne presa di possesso del Laterano. numerosi altri seguivano sulla via verso la basilica del Laterano. In questa, dal portico fino all’altar maggiore, era stata costrutta una tribuna alta circa 10 piedi, larga 20, in cui entrarono soltanto coloro che presero parte alla cerimonia. Dopoché nella sala del Concilio, nella cappella di S. Silvestro e nel « Sancta Sanctorum » furono compiute le solennità d’uso, si andò nel palazzo, dove fu servito un magnifico banchetto. Durante il ritorno cadde la notte e cominciò l’illuminazione delle case. Le vie toccate dal corteo erano ornate ricchissimamente con tappeti operati, ricamati in oro, di seta e dipinti, con ghirlande di verde fogliame e di variopinti fiori, tutte le finestre gremite di spettatori, mentre il popolino stava in piedi ammassato davanti alle case e gridava incessantemente: « Leone, palle, palle». Il clero basso della città per fare omaggio al nuovo capo della Chiesa si era messo accanto ad altari sfarzosamente decorati, che a determinati intervalli erano stati eretti in tutte le vie. In singolare contrasto con ciò stavano le statue antiche messe in mostra in parecchie case ed ancor x>iù chiaro spiccava questo contrasto nei molti archi di trionfo, che « secondo l’antico uso romano » — come dice il Giovio — costituirono in questa solenne occasione l’ornamento principale della città. Subito nel primo, fatto erigere da Raffaello Petrucci, vescovo di Grosseto, castellano di Castel S. Angelo, sul ponte omonimo, vedevasi Apollo colla lira, ma insieme la consegna delle chiavi a san Pietro. Sull’arco dei mercanti fiorentini scorgevasi Cristo battezzato da Giovanni, poi i santi Pietro e Paolo, san Cosma e san Damiano, i santi protettori dei Medici, indi le armi e divise di questi, finalmente interessanti allusioni politico-ecclesiastiche. Di tali presentavane pure l’arco dello zecchiere pontificio Giovanni Zink : ivi tra altro erano raffigurati dei re che rendevano omaggio al papa ed una seduta del concilio Lateranense colla scritta : « Tu terminerai il concilio e sarai detto riformatore della Chiesa ». I ricchi banchieri avevano eretto gli archi più artistici, superati tutti da quello di Agostino Chigi presso la sua casa nella via del Banco di Santo Spirito, coll’iscrizione: « A Leone X, fortunato restauratore della pace ». In conformità col senso mondano del Chigi, v’erano rappresentate quasi esclusivamente figure pagane : Apollo, Mercurio, Pallade, ninfe, centauri. A lettere d’oro vi si leggeva la satira, divenuta in breve famosa, relativa ai tempi di Alessandro VI e di Giulio II, la quale diceva insieme ciò che gli umanisti attendevano da Leone X : Un tempo dominò Venere, poi seguì il dio della guerra ; ora, Minerva augusta, comincia per te il tempo ». II celebre orefice Antonio di S. Marino vi diede una risposta corrispondente al sentimento di Roma resasi mondana, avendo esposta alla sua casa una statua di Venere coll’ iscrizione : «Marte