438 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11, 1. vece solo nel 1550, due unni dopo la morte dell’autore, essa cominciò ad uscire per le stampe. Già prima avevano circolato copie manoscritte, ma Giovio attese sempre a migliorarle, facendo anche di tutto per avere nuove notizie dalle parti più disparate.1 Con tutte le opere storiche veramente ’importanti quella del Giovio ha comune la sorte di essere giudicata in modo molto diverso. Elevata dagli uni alle stelle, essa fu dagli altri altrettanto abbassata. Giovio stesso aveva dato occasione agli attacchi collr fin troppo aperte confessioni da lui fatte sia in lettere, sia anche a voce. Alla maniera genuina degli umanisti profondamente persuaso di essere il dispensatore della fama, egli intese di svolgere la sua attività di scrittore in modo che gli recasse il maggior utile possibile. Con cinica millanteria dichiarò addirittura di scrivere a seconda ¡che veniva pagato, vestendo gli uni di stoffa d’oro, gli altri di grossolano canovaccio. 2 Però quell’uomo medesimo che pronunciò tali massime doppiamente riprovevoli in imo storico, ha detto ai suoi più grandi patroni verità amare per quanto lo abbiano sempre pagato lautamente. L’opera sua diventò il modello e la fonte precipua di tutti gli scrittori politici italiani di quel tempo, sebbene la maggior parte di essi per invidia la criticasse aspramente.3 Non pochi passi della storia del Giovio gettano tuia luce sospetta sulle idee morali di lui. 4 Lettere confidenziali degli anni 1522 e 1523 dànno la prova che allora Giovio seguiva tuttavia la stessa vita pagana di piacere di tanti suoi contemporanei. 5 La Roma di Leone X a lato dei bassi offriva anche molti nobili diletti e tra questi stettero in prima linea pel Giovio il raccogliere oper «artistiche, in ispecie ritratti, che formarono il nucleo fondamentale del suo museo poi tanto celebrato,6 e la socievole relazione con tutti gli uomini di genio e dottrina che albergava l’eterna città. 11 ricordo del bel tempo allora passato dal Giovio in Roma trasfigura come lucido sole il quadro biografico, che egli traccia del suo alto patrono e della estetica vita ' Cfr. Luzio, Lettere 8, 1Z ss. s Questi ed altri passi presso Tiraboschi VII, 2, 247 s. Cfr. ora anche la molto caratteristica lettera in Luzio 23. Da essa Luzio (13) conclude: «Non dunque una sfacciata venalità, ma un desiderio molto pratico di non lavorare per la sola gloria ». •Cfr. Uanke, Zar Kritik 72 s. V. anche Luzio 23, n. 1; Cian in Giorn. il. lett. Hai. XXXVII, 356 e San ESI in .In h. stor. Itili., 5a serie, XXIII, 260 s. 4 Rilevò già la cosa Roscoe-Henke III, 367. Cfr. anche Reumont III, 2, 240. 5 Vedi I.uzio, lettere lì, 21, 27 ss. Con pochi tratti il Ciak nel Giorn. d. lett. Hai. (XVII, 278 ss.) delinea perfettamento il carattere del Giovio. •Cfr. Fossati, Il Museo Gioviano, Como 1892; Muntz, Le musée de por-traiti de P. Jore, Paris 1900; Cian in Giorn. d. lett. Ital. XXVIII. 174 ss. Hi-gelstange, Holzschnittsportràts der Visconti nell’Am. des gernum. Museiims 1904 e F. Servaes in Ifeuve Freie Presse 1905, n. 14508.