Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 11, 1. Accanto alla poesia occupò un posto eminente nella Roma di Leone X l’eloquenza. Figlio del rinascimento e d’un popolo, pel quale l’udire è un godimento di prim’ordine, il papa veniva rallegrato da bella prosa latina non meno che da versi armoniosi. 1 I solenni discorsi delle ambasciate di obbedienza, in risposta ai quali per parecchi dei suoi predecessori non forniti di cultura classica era diventata una fonte di imbarazzo, costituivano un nobile piacere per lui, che sapeva rispondere a tutte con mirabile abilità ed eloquenza. * Quest’arte dovette contribuire non poco alla fama del papa mediceo in un’età, in cui nell’apprezzamento esagerato dell’eleganza classica si andò si avanti da mettere al paro del pittore il retore abile nella forma.3 Per lo più le orazioni che allora furono oggetto della massima ammirazione lasciano freddo il lettore moderno: v’è molta erudizione classica, ma poca originalità e comunemente persino nei migliori i pensieri spesso felici ed i nobili sentimenti sono soffocati da un diluvio di altisonanti frasi. Invano si cerca vero sentimento e profondi pensieri in questi pomposi discorsi: la forma elegante esilia tutto il resto.4 Non di rado il vuoto in fatto di sostanza è spaventevole : e poi quale difetto di verità ! Come nelle epistole classiche, così anche nei discorsi si tributa lode senza fine, che non ha giustificazione alcuna. Se mancano i fatti, si lodano le pretese intensioni, ripetendo frasi brillanti, che risuonano come una lode. 5 Le produzioni di questa specie erano poi ammirate e così potè arrivare, che venisse da- tutti celebrata siccome elegantissima ed eccellente un’orazione funebre perchè con essa s’era compiuto il giuoco di lodare un uomo che in realtà non aveva avuto alcuna delle qua- « lett. 2a serie, XXXI (1898), 1169 ss.; Giorn. d. lett. Ital. XXXVII, 249; A. Valeri in li ir. d'Italia 1900, I, 517 ss. Su Leone X e l’Ariosto cfr. Gian, Giorn. stor. d. lett. Ital. XL Vili, 423. Keumont (III 2, 347) fa risaltare che il privilegio per la edizione Atìll'Orltuulo scioccamente ha servito ad accuse contro Leone X quasi contenesse un'approvazione pontificia della poesia ariostesca, mentre non mira che alla solita tutela contro le riproduzioni. Ciò è giusto, ma d'altra parte ha ragione anche Castf.lxau quando scrive (Les Mèdici« II, 336): « Vue de plus haut, cette manifestation de puissance spirituelle en faveur d’une nessouvre profane, adverse au fond, sinon hostile, à l'esprit chrétien, met en plein jour le caractère do l’évolution accomplie au faite de l’Église ». SulTOrfom/o cfr. le nostro osservazioni nel vol. Ili*, Introduzione 2. 1 Burckhardt, Kultur is, 275. a Cfr. sopra p. 46. 48, 87, 336. 3Cfr. Burckhardt I>, 350, che rimanda a Petrus-Alc yoxius, De exilio (ed. Mencken 136). * Cfr. Joly, S