122 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 4. Con grande rapidità si sparse per Roma la notizia dell’imminente liberazione di Riario, stimato ed amato in tutta la città. Allorché il maestro delle cerimonie Paride de Grassis si recò a Castel S. Angelo per annunziare al prigioniero la ricuperazione della libertà, le strade erano affollate di uomini giubilanti. Riario fu condotto al Vaticano pel corridoio coperto, nel quale gli venne incontro il cardinale Giulio de’ Medici. In Vaticano, nell’abitazione del cardinale Trivulzio, egli emise sul Vangelo il giuramento che si voleva da lui, indi Paride de Grassis lo accompagnò dal papa, attorno al quale erano raccolti tutti i cardinali. Riario baciò il piede di Leone X, il quale rispose all’atto stendendogli amichevolmente la mano ed abbracciandolo. Riario cominciò a parlare scusandosi di non poter tenere un discorso, essendo impreparato; poscia coi termini più forti confessò la sua colpa, per la quale disse d’aver meritato non solo la deposizione, ma benanco la morte. Elogiò la clemenza del papa, la quale gli concedeva di non temere più pena alcuna, per cui poteva confessare tranquillamente : « Ho peccato, ho peccato più che non abbia detto nella confessione fatta al processo ». « Reverendo Signore, rispose il papa, ciò che abbiamo fatto in questa occasione avvenne, conforme al nostro dovere, per salvare l’onore della Sede apostolica. Ed ora noi vi perdoniamo per amore di Cristo e vi restituiamo nella vostra posizione primiera : quanto è avvenuto deve da ambo le parti abbandonarsi all’oblio ». 1 Non è difficile fissare ciò che mosse il papa alla restituzione di Riario. Per lungo tempo costui aveva rivestita la carica di camerlengo della Chiesa romana e di decano del Sacro Collegio, di cui era membro da quasi 40 anni. Per la sua ricchezza e liberalità era fra le persone più stimate, influenti ed amate di Roma. Il rifiuto del perdono ad un uomo simile avrebbe accumulato nelle sfere alte e basse molta odiosità contro il papa, che inoltre si sarebbe esposto al sospetto di lasciarsi guidare da vendetta privata perchè nel passato Riario era stato teste della congiura dei Pazzi, nella quale fu ferito il padre di Leone e venne ucciso lo zio Giuliano. Allora i Medici avevano imprigionato sebbene affatto innocente il cardinale [Riario, che rilasciarono soltanto per ^l’energico intervento di Sisto IV. * Queste cose erano in quel tempo ancora n. 41 e il. 44. Di fatto del camerlengato Riario ritenne solo il titolo, sì che gli atti venivano fatti tutti sotto il suo nome: il 24 luglio 1517 ebbe l’amministrazione l’Armellini (v. il documento in Nuova Rassegna 1894, I, 70: cfr. (ìasampi, App. 196). La provvisione mensile dell’Armellini come vraesirlens cam. Apost. ammontava a 150 ducati (v. Intr. et Exit. 560, f. 2441’ nell’Archivio segreto pontificio). 1 V. * Restitntio et ej^caTceratio rer. d. card. 8. Georgii appo Paris de Grassis, I)ianum (Archivio segreto pontificio) stampato solo in parte nel Raynald 1517, n. 96-97, più completo in Ciaconius III, 72 ss. 2 V. quanto dicemmo li4, libro III, 6 iu principio.