36 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 1. era costretto a cercare la riconciliazione con Roma e ad abbandonare gli scismatici. Di fatto la prima conseguenza della vittoria di Novara fu la fine dello scisma, la sottomissione dei cardinali ribelli e finalmente l’accessione della Francia al concilio Lateranense. Subito all’ inizio della continuazione di questo sinodo Leone X aveva addimostrata la sua ferma volontà di rimuovere lo scisma non col rigore, ma colla maggior possibile mitezza. Allorché infatti nella sesta sessione, tenuta il 27 aprile 1513, il procuratore Mario de Perusco lesse la citazione dei prelati assenti e propose un procedimento contro la prammatica francese, il papa, per riguardo a Luigi XII, rimandò la decisione. Nella settima sessione del concilio (17 giugno) l’ottaAra fu rinviata al novembre con particolare riguardo agli impedimenti fatti valere dai prelati francesi per la loro comparsa ed insieme il papa solennemente dichiarò che intendeva mandare legati alle potenze cristiane per comporre la pace. Nella stessa occasione, prima di ciò, il segretario del concilio aveva letta una dichiarazione, sottoscritta di loro propria mano da Bernardino Carvajal e Federico de Sanseverino, che espressamente non davansi il titolo di cardinali, in cui rigettavano il sinodo Pisano, riconoscevano legittimo il Lateranense e chiedevano perdono. 1 Lunghe trattative 2 erano precedute prima che si ottenesse questo risultato. La commissione cardinalizia aveva deferito la decisione della faccenda al papa, il quale propendette per la conciliazione ed il perdono nel caso che gli scismatici confessassero la loro colpa e chiedessero venia, alle quali condizioni essendo costoro disposti il Sacro Collegio quasi unanime decise di concedere il perdono. Soli l’inglese Bainbridge e lo svizzero Schinner stettero pel rifiuto dell’assoluzione, sostenuti in questo dall’ambasciatore spagnuolo ed imperiale. Da parte di costoro ricordavasi il rigore di Giulio ed insieme rappresentavasi al papa come la reintegrazione dei rei recherebbe danno all’autorità della Santa Sede e darebbe un brutto esempio por l’avvenire. Leone X tuttavia rimase del suo parerete non a torto sperò di togliere la scissura e di riconciliarsi colla Francia piuttosto colla clemenza che col rigore. Nell’ultima sessione decisiva lo Schinner si buttò ai piedi del papa pregandolo di poter lasciare la Corte non volendo aver comunione alcuna coi ribelli, ma il papa e la maggioranza dei cardinali fu- 1 Raynald 1513, nn. 24, 43. Sanudo XVI, 359 s., 400. Cfr. Hefele-Her-GENRöther Vili, 562, 566 s., 570 s. Gugi.ia, Studien 19. V. anche nell’App. 5 la * relazione di Gabbioneta addì 17 giugno 1513 (Archivio Gonzaga in Mantova). * Cfr. Sanudo XVI, 361, 369; Iovius, Il ist. XI, 191; Guicciardixi XI, 6; »lettere del Gabbioneta, Roma 8 maggio e 17 giugno 1513, neU’Arcliivio Gonzaga in Mantova.