Aleandro e Carlo V. 281 vero uomo di temperamento sanguigno, credette che tutto fosse dà raggiunto, ma nella notte i fautori di Lutero affìssero al municipio un manifesto, nel quale facevano aperta minaccia col motto-d'ordine dei contadini rivoltosi. L’arcivescovo di Magonza fu preso da tale spavento che pregò l’imperatore ed i principi a trattare ancora una volta con Lutero. Carlo si beffò della vigliaccheria del magontino, ma la maggioranza degli Stati era tanto interrorita da supplicare l’imperatore perchè concedesse che da una commissione di alcuni dotti Lutero venisse istruito in quali articoli avesse errato. 1 Ancora una volta per riguardo alle trattative sul tribunale supremo dell’impero e sul governo della camera, Carlo cedette, ma rimasero vani tutti i tentativi di indurre Lutero a ritrattarsi. « Non ci si riesce a prenderlo nè colla persuasione, nè colla discussione, poiché non riconosce alcun giudice », riferiva Aleandro a Roma, e senza ritegno rigetta anche i concilii e null’altro ammette fuorché le parole della Bibbia, che vuole poi interpretare di sua testa, mentre deride spiegazioni diverse e le rifiuta come inadeguate ».2 I nunzi respirarono quando, naufragati tutti i negoziati, Carlo, il 26 aprile, obbligò il professore wittenberghese ad abbandonare-Worms. 3 Era intervenuto il caso previsto nelle dichiarazioni degli Stati, 19 febbraio e 20 aprile, 4 conforme alle quali, ove Lutero si rifiutasse a ritrattarsi, l’imperatore in difesa della fede cattolica era autorizzato ad emanare di sua propria plenipotenza un mandato per l’impero contro l’eretico. Il 1° maggio, dietro desiderio dell’imperatore, l’Aleandro fu incaricato di comporre l’importante-documento. Il nunzio vi lavorò tutta la notte, per cui il mattino dopo potè presentare il suo schizzo, che però subì cambiamenti dai consiglieri imperiali. L’8 maggio Aleandro ottenne nel gabinetto imperiale l’ordine di stendere immediatamente il mandato. Carlo V, allorché (12 maggio) gli fu presentato il documento perchè lo firmasse, dichiarò che in precedenza esso doveva notificarsi agli Stati e l’Aleandro al primo momento ne rimase colpito non mena che il Caracciolo, ma ben presto congetturò che l’imperatore avesse sospesa l’esecuzione del mandato per non irritare certi principi favorevoli a Lutero e danneggiare così i suoi progetti.5 1 Reichgtagsakten II, 599. Paquier 239-240. * Lettera del 27 aprile. Balan n. 74 ; Brieger n. 25; Kaxkoff, Ale/mder 188.. Cfr. Paquier 240 s. 3 Paquier 242 s. Ivi anche la prova che Aleandro non fece alcun tentativo in offesa del salvacondotto di Lutero. Inoltre vi si confuta la novella cho Aleandro abbia preteso dall’arcivescovo di Treviri l’infrazione del sigillo sacramentale. * Reichstngsakten II, 599. 5 V. le relazioni al«andrine del 5, 8 e J5 maggio in Bai.an nn. 80, 89, 95 ;; Brieger nn. 27, 29, 31 ; Kalkoff, Aleander 205 s., 214 s., 230 s. Paquier 252 s.