Segreto politico osservato da Leone X. 341 nè la circostanza che i contemporanei credevano tutto lecito nelle battaglie diplomatiche, possono giustificare il fatto, che Leone X agisse precisamente come i principi temporali, pei quali i trattati più solenni ed i più sacri giuramenti non erano che vuote parole. 1 Il caratteristico diletto che provava nell’ingannare e battere vie tortuose, nonché l’indifferenza colla quale faceva promesse non eseguibili, univasi in Leone X colla tendenza a non rivelare ad alcuno i veri scopi finali della sua azione politica per non metterne in forse il successo. Certamente questa qualità si era formata in Leone X durante il tempo dell’esilio dei Medici, nel quale egli prese parte attiva a tutte le macchinazioni ordite per ristabilire in Firenze la sua famiglia. * Questi della sua evoluzione furono anni d’influsso molto disgraziato su tutta la sua indole. Quell’abitudine cattiva crebbe ancor più quando, pontefice, si vide posto tra i grandi rivali europei, che occorreva tenere in equilibrio se avea da mantenersi lo Stato della Chiesa siccome potenza media indipendente. Raramente a coloro che lo circondavano, anche ai più stretti amici e congiunti, un uomo di Stato ha tenuto nascosto i suoi più intimi pensieri, piani e intenzioni tanto quanto Leone X, che per lo più parlava poco 3 e invece sorrideva quasi sempre.4 Anche dopo molti anni l’Aleandro giudicava di non aver mai incontrato un uomo, che abbia saputo tener coperti i suoi piani come Leone X.5 Al principio uno solo era iniziato a tutti i misteri della politica, il Cardinal Bibbiena, più tardi Giulio de’ Medici, che dal marzo 1517 occupò il posto di vicecancelliere.6 È di grande interesse osservare sulle relazioni degli ambasciatori veneti come d’anno in anno l’influsso di questo nepote cresca e cacci in seconda linea il Bibbiena, che dapprima era onnipotente.7 Lavoratore sul serio, intel- 1 È caratteristico per Leone X il fatto che dichiarò a B. Castiglione di credere alla sua^ parola perchè con brevi e bolle egli poteva ingannare. Poscritto a una ’relazione del Castiglione, Roma 18 aprile 1516 (Archivio Gonzaga in Mantov a). Ofr. in proposito la recensione che di questo mio volume fa il Ltjzio nel Corriere della Sera 1906, n. 382. 2 ULMANN 94: cfr. sopra p. 20. 3 II discorso presso Venuti 155 elogia la prudentissima taciturnità*. 4 Cfr. Paris de Grassis presso Oso li, Secolo II, 638-639. 5 « Dii qual (Leone X) mai vidi principe ne huomo più coperto al negociar «. * Aleandro a Sanga, Ratisbona 25 marzo 1532. .V un z. di Germania LI, 103: Archivio segreto pontificio. 6 Paris de Grassi« presso Hefele-Hergenkother VIII, 719; cfr. sopra p. 126, n. 3 e la * lettera di Giuliano Caprili, Roma 11 marzo 1517, nell’A r c h i-v i o di Stato in Modena. 7 Sul Bibbiena v. sopra p. 54 s. Nel settembre 1514 Bibbiena e Medici sono messi del pari; essi soli sanno tutti i segreti (Sanudo XIX, 27), però fino all'autunno 1515 Bibbiena spesso sostiene una parte più importante; soltanto nel 1517 Giulio lo ha scavalcato (v. sopra p. 55 s.). Nella sua relazione finale, giugno 1520, Minio dà queste notizie: Il card, di Medici a gran poder col Papa,