Sospetti di veleno nella morte di Leone X. 327 rammassarono in Vaticano quanto poterono pigliare. 1 La mattina si videro i cardinali accorrere in Vaticano per una prima intesa: il palazzo fu chiuso, gli Svizzeri fecero 50 colpi di salve ed ovunque la gente si armò. Però la quiete non fu turbata, perchè il Sacro Collegio prese immediatamente ampie misure di previdenza. * La morte subitanea di questo papa, che contava soli 46 anni, precisamente nel momento in cui notizie di vittorie pervenivano su notizie di vittorie, non manca di tragicità. «Proprio otto giorni fa » scriveva ai 2 di dicembre Baldassarre Castiglione, « Sua Santità ritornava dalla Magliana in un trionfo, quale non aveva più visto dal principio del suo pontificato. Stasera avrà luogo una cerimonia totalmente diversa, la sepoltura in S. Pietro. Quanto è mutevole la fortuna umana ! Il Signore Iddio fa naufragare secondo il suo consiglio tutti i nostri progetti ».3 Del resto bisogna credere che la proverbiale fortuna di Leone X si avverò persino nella morte, poiché coll’esaurimento completo dei suoi mezzi pecuniarii ben presto avrebbe dovuto lottare colle più gravi difficoltà per proseguire la guerra; egli ebbe coscienza soltanto del trionfo delle sue armi, mentre gli vennero risparmiati gli imbrogli, che dovevano seguirne. 4 Come sempre nei casi di morti repentine, anche alla morte di Leone X si parlò tosto ovunque di avvelenamento. L’annerimento e la tumefazione del cadavere furono considerati come segno sicuro che si fosse in presenza di un delitto,5 ma il medico Severino, che assistè alla sezione del cadavere, dichiarò che non era 1 Secondo Gradenigo (Alberi loc. cit. 71) anche la sorella del papa, Lucrezia, fece la sua parte. Alcune * notizie marginali all’ * InvetUarium omnium bonorum existentium in forraria S. T). Leoni* X, f. 8 e f. 8fc fatte allora danno la prova documentaria che nella notte avanti la morte di Leone X parecchie cose furono rubate in Vaticano (Archivio di Stato in Roma). 1 Cfr. le relazioni molto chiare in Sanudo XXXII, 237 s., 242 e la lettera di Gaspare Ròist in Eidgenósn. Abschiede IV, 1, 153. V. anche Bergenroth II, n. 368 e la * lettera 3 dicembre 1521 del Castiglione nell’A r c li i v i o Gonzaga in Mantova. •Baschet, Cnth. de Médicis 266. Cfr. anche Giraldi appo Fabronius 317. 4Sismondi XIV, 536. Come è noto Wolsey ha attribuito al papa il pensiero di servirsi della potenza dell’absburghese solo per mettere da parte i Francesi per poi procedere anche contro Carlo e così escludere daU’Italia qualunque signoria straniera. Il Guicciardini pretende di avere appreso la stessa cosa dal Cardinal Medici. Anche Xitti (457) la ritiene cosa non del tutto da rifiutarsi, ma con ragione vi accenna solo con riserva; poiché difficilmente sarà sfuggito all’attenzione dell’avveduto Mediceo, che di fronte alla potenza di Carlo era senza speranza di riuscita ciò che forse sarebbe stato possibile vivente Massimiliano. s Paris de Grassis appo Ratnald 1521, n. 109. Sanudo XXXII, 217, 234, 235 s. Relazioni dell’inviato magontino in Krafft, Briefe und Dokumente ria* der Zeit der Reformation, Elberfeld 1875, 31, 32, 34 e lettere del Castiglione presso Renier, Notizia 19 ss. e Martinati 40 ss.