La Francia accede al concilio Lateranense. 47 e gl’inviati di Spagna, Francia, Polonia, Venezia, Brandenburg, Monferrato, Milano e Rodi. Nel discorso d’apertura Giambattista de Gargiis cavaliere di Rodi incitò alla guerra contro i Turchi, la cui condizione preliminare doveva essere la pace tra i principi cristiani. Cantato l’evangelo della domenica di sessagesima, i legati di Luigi XII, Claudio Seyssel vescovo di Marsiglia e Luigi Forbin de Holier, presentarono la solenne dichiarazione del re francese, che abbandonava il sinodo Pisano e liberamente e semplicemente aderiva al concilio Lateranense siccome ad unico legittimo. Nello stesso tempo si annunciò che verrebbe una nuova deputazione di sei prelati e quattro dottori, che avevano preso parte al sinodo Pisano, la quale doveva abiurare lo pseudo-sinodo e pregare perdono. Segui finalmente la domanda di dilazione per la comparsa del resto dei Francesi, senza i quali nulla dovevasi fare quanto alla prammatica sanzione. Anche in questa solenne occasione non mancò un incidente in quanto che il rappresentante di Massimiliano Sforza protestò contro il nome di duca di Milano datosi da Luigi XII nella sua dichiarazione, ma il papa dichiarò che ciò ch’ora passato non doveva recare pregiudizio. Indi gli inviati di Branden-burg e Monferrato aderirono al concilio, e, promulgata una costituzione dogmatica, di cui parleremo più avanti, fu data lettura di altre due bolle importanti. Una riguardava la riforma della Curia, l’altra lo stabilimento d’una pace tra i principi cristiani, la formazione d’una crociata e la riconciliazione degli eretici Boemi. Alla fine della sessione il papa fe’ intonare il Te Deum perchè era stato di somma importanza che in essa la Francia avesse aderito al concilio e con ciò fosse ristabilita l’unità della Chiesa. 1 Così il primo anno del pontificato di Leone finì con un grande successo della sua politica di pace: lo scisma sorto sotto Giulio II era sostanzialmente rimosso ed in breve avvennero numerosi ritorni di aderenti allo scismatico sinodo Pisano. 1 Ancor più che da queste sedute conciliari, nel primo ed in parte anche nel secondo anno del governo di Leone X i Romani furono tenuti in movimento dagli sfarzosi ingressi delle varie mis- 1 Paris de Grassis presso Raynald 1513, n. 85-97. Cfr. Hefeee-IIer-gexRÒTHER Vili, 579-589 e la * lettera diretta a Massimiliano Sforza da Francesco di lui fratello, Roma 19 dicembre 1513, alla fine della quale si legge : * « Fu reputato certamente uno dignissimo spectaculo vedere reducta una summaet intolerabile superbia ad una infinita humilita et summissione verso la Sede Ap. quale pero fu conosciuta et reputata da quelli hanno juditio ficta et simulata per necessita »(Archivio di Stato di Milano). Intorno ad una satira francese relativa alla riconciliazione di Luigi XII v. Romani* VII, 271 s. 2 Particolari sull'assoluzione degli arcivescovi di Aries e Lione, di Z. Ferrerà dei cardinali Bri?onnet, d’Albret e de Prie, come di molti ecclesiastici francesi, presso Hefele—Heroenróther VIII, 593, 614 s. ; la data ivi mancante della restituzione del de Prie è il 24 aprile 1514. giusta il ‘Diario nel Coti. Unrb. l' I. ?5ò2 (B i b 1. V a t i c a n a).