Sebastiano del Piombo. 505- suo orgoglio d’artista, rifiutò di dipingere in una « cantina » mentre si lasciavano le < auree stanze » ai discepoli di Raffaello, 1 ma non desistette dalle sue aspirazioni e finalmente riuscì ad ottenere una udienza presso Leone X. .Sotto più rispetti ò sommamente interessante la descrizione fattane in lettera scritta a Michelangelo addì 15 ottobre 1520 : più chiaro, che da qual si sia altro documento, da essa vediamo in qual guisa il papa mediceo soleva, trattare cogli artisti : « Sua Santità », vi si legge, « apprese molto benignamente, che con voi io me gli mettevo a disposizione per ogni sorta di servizio che gli piacesse: gli chiesi dei soggetti e delle misure e di tutto il resto. Sua Santità mi rispose così: Bastiano, Giovanni dell’Aquila m’ha detto che nella sala inferiore non può farsi nulla di buono in (‘ausa della volta, che vi hanno fatta, in quanto che là dove termina la volta nascono delle lunette, che vanno fino al mezzo della superfìcie, sulla quale devonsi fare le pitture. E poi ci sono anche le porte, che conducono alle stauze di monsignor de’ Medici. Sì che quindi non è possibile fare una pittura per ogni parete, come propriamente dovrebbe essere, mentre al contrario potrebbesi farla in ogni lunetta essendo queste larghe 18 e 20 palmi e potendosi dar loro l’altezza necessaria. Però in una stanza così ampia quelle figure apparirebbero troppo piccole. Aggiunse ancora Sua Santità che quella sala era troppo pubblica. - Indi nostro Signore mi disse : Bastiano, in coscienza, non mi piace ciò che coloro fanno, nè è piaciuto ad alcuno, che ha visto l’opera. Fra quattro o cinque giorni intendo esaminare il lavoro e se non fanno nulla di meglio di ciò, con cui hanno cominciato, voglio che non vi lavorino più oltre. Darò loro da fare qualche altra cosa e farò abbattere quanto hanno fatto e darò poi a voi tutta la sala avendo in mente di fare una bell’opera oppure la farò dipingere con disegai damascati. Gli risposi che col vostro aiuto confidavo di fare prodigi, al che egli replicò: Non ne dubito perchè tutti voi avete appreso da lui. E, sia detto in buona fede e fra noi. Sua Santità disse ancora : Esamina le opere di Raffaello; come ebbe viste quelle di Michelangelo egli lasciò subite la maniera del Perugino e per quanto potò s’accostò a quella di Michelangelo, il quale poi è terribile, come tu stesso vedi, nè con. lui è dato trattare. Ed io risposi che la vostra terribilità non fa male a chicchessia, e che apparite tanto terribile solo per amore all’importanza della grand’opera, che vi preoccupa ». ! Va lasciato indeciso, se in realtà il dialogo sia passato cotanto-favorevole per Sebastiano. È un fatto, che da ultimo il progetto fallì, contribuendovi non poco il rifiuto di prendervi parte opposto dall’astioso Michelangelo. La sala di Costantino rimase agli scolari * Girai. I, 228. 1 Gate II, App. 487 (colla data falsa del 1512). Guiil I, 226 s.