Il concilio Lateranense e la riforma. 545 minacciavano in Italia. 1 Tutto questo pesò certo fortemente sulla bilancia come pure il timore determinante per Leone, che del concilio s’immischiasse l’incalcolabile imperatore. Ma non può negarsi che si sarebbe potuto fare molto di più quanto ad assicurare praticamente la riforma e che la maggior parte delle decisioni non facevano che rinforzare antiche disposizioni, mentre la necessità della Chiesa esigeva misure molto più forti. Non si venne, no, a stabilire una riforma profonda, ma il concilio Lateranense emanò ad ogni modo parecchie opportune leggi, sulle quali il Tridentino potè poscia continuare ad edificare. Anche per la pratica l’esaltazione del primato diede a questo concilio importanza molto maggiore di quella che avevano potuto raggiungere i sinodi di Costanza e Basilea coi tanti loro decreti di riforma. Del resto le bolle del Lateranense contenevano tale dovizia di riforme, che per esse avrebbe potuto rialzarsi tutta la condizione morale e religiosa del clero e dei laici in Roma e nella cristianità. 2 Ma che giovano tutte le leggi se non si prende pensiero della loro esecuzione? ed appunto sotto questo rispetto disgraziatamente non si fece che troppo poco. Le bolle di riforma pel concilio furono bensì spedite da tutte le parti, ma di fatto eseguite soltanto in Spagna e Portogallo, 3 come pure in alcune regioni d’Italia,4 ed anche qui solo in parte, perchè agiva in senso contrario l’esempio dato da Roma. Il grave abuso ohe ottenessero benefizi e dignità ecclesiastiche fanciulli nel più stretto senso della parola6 continuò a dispetto dei decreti conciliari. Candidati ben raccomandati ottenevano la dispensa da prescrizioni dei canoni, le quali avevano fissato che per ottenere l’episcopato fosse raggiunto almeno il ventisettesimo anno: come prima anche dopo ottennero le più alte dignità, persino il cardinalato, dei fanciulli.8 In simil guisa, nè in linea minore alla stessa corte romana, quasi ovunque rimase invariato l’ignominioso 1 Hefele-Hergenbóther Vili, 732. 2 Cfr. il giudizio di Dittrich in Hist. Jahrb. V, 342 s. 3 Pel Portogallo cfr. Corp. dipi. Port. I, 397, per la .Spagna v. sotto p. 546. 4 Cosi per e«, in Savoia ; cfr. * breve di Leone X al duca Carlo, Roma, 27 maggio 1515, con cui si invitano quei vescovi a riformare il loro clero: Archivio di Stato in Torino, Mazzo XIX. n. 10. Su una riforma monastica a Venezia nel 1519 vedi Libri commem. VI, 158; cfr. 165, 168. 1 Un terribile esempio in Regest. Leoni» X, n. 9097, in cui addì 27 maggio 1514 Leone X ordina al patriarca di Venezia di conferire a Ioli. Baptist, de Sociis, intimi i Yenetiarum come commenda un canonicato e di dargliero di fatto se ha raggiunto l’età di otto anni e sia trovato degno ! 6 Con breve del 26 luglio 1515 Alfonso infante di Portogallo di soli 15 anni è dichiarato abile ad ottenere un vescovado o arcivescovado, derogando espressamente alle prescrizioni del concilio Lateranense. Il breve, che trovasi nel Cod. XI, F. 4 della X azionale a Xapoli e nel Corp. dipi. Port. I, 352, manca nei Regest. Leoni* X del Hjbrgenróther. Pmtor, Storia dei Papi. IT, 1.