Arrestamento dell’affare della crociata per la guarra urbinate. 141 numero di vescovi, stabili che s’indicesse in forma solenne una crociata universale e che a tal uopo fosse imposta per tre anni una decima su tutto il clero. Contemporaneamente uscì una bolla, la quale, comminando le più gravi pene ecclesiastiche, faceva rigorosissimo dovere di tutti i principi e signori della cristianità la osservanza di un armistizio quinquennale.1 Con ciò erasi creato un fatto compiuto ; mediante solenne decreto conciliare era fissata la crociata e non trattavasi più del se, ma solo del quando e del come. 4 Eziandio sotto quest’ultimo rispetto il papa cercò di prendere la direzione, che venne istituita una congregazione di cardinali pratici della cosa allo scopo di fare acconce proposte per condurre la guerra e procurare i mezzi. 3 Nulla però si fece durante l’estate in causa del grave imbarazzo procurato dalla guerra urbinate 4 e solo quando questa infausta campagna fu terminata e, toltane la differenza dell’imperatore con Venezia, e quella di Enrico Vili con Francesco I pel possesso di Tournai, 5 fu stabilita la pace fra i principi europei, parve fosse data la possibilità che venisse effettuato il piano della crociata. Il papa, che continuamente aveva osservato con grande sollecitudine le cose d’Oriente,8 mise ora mano alla faccenda con maggiore energia. Era appena concluso l’accordo con Francesco Maria, che il cardinale Medici dichiarava all’ambasciatore veneto essere venuto il momento di opporsi ai Turchi, il papa essere disposto a tutto ciò che fosse necessario e che un nunzio apposito inviterebbe fra non molto la Signoria a prender parte nella guerra turca. L’ambasciatore, il cui governo stava sempre in ottima relazione colla Porta, fu talmente colpito da questa dichiarazione che non rispose parola alcuna : «Senza speciale comando da Venezia », così notificava, «io in questo affare mi limiterò a dichiarazioni affatto generiche ».1 Fu un pensiero del tutto giusto quello che mosse Leone X a rivolgersi prima che altrove alla potenza marittima di Venezia, poiché non era da pensarsi ad impresa decisiva senza la partecipazione di questo Stato. Di guadagnare Venezia fu ufficio di Alto- 1 Cfr. Raynald 1517, n. 9 ss.; Corp. dipi. Port. I, 409 ss.; IIefele-TIer-gexröther Vili, 730 s.; G-uglia nelle Mitteil. d. ò*terr. 1Institut« XXI, 689 s.; Kalkoff, Forsch. 112 s. ’ Così osserva egregiamente Ulmaxx II, 558. 3 San Udo XXIV, 195. Cfr. Brewer II, 2, n. 3165 ed * Acta consist. (20 aprile) in App. n. 25 (Archivio concistoriale). 4 Credettesi anzi, e diffìcilmente a torto, che fossero impiegati nella guerra urbinate denari della decima (S an udo XXIV, 561). Intorno ad un tentativo che cade in quel tempo (maggio 1517) del gran maestro di Rodi, Fabrizio de Carretto, di spingere Francesco I alla crociata v. Revue d. doc. hist. 1876, luglio-agosto. sIìAnz, Einleitung 210. 6 Cfr. Sanudo XXIV, 229, 418, 437 »s.. 448. 559 ; Corp. dipi. Port. I, 429, 430. 7 San udo XXIV, 678. Cfr. Manoscr. Torrig. XX, 400.