Opposizione al papato divenuto secolaresco. 390 e l’età sua resasi totalmente secolaresca. 1 Lo storico Guicciardini, dopo avere servito per lunghi anni Leone X e Clemente VII, usci nelle più violente accuse contro Eoma e s’augurò anzi da Lutero la distruzione dello Stato della Chiesa. Quale odio feroce riempisse l’animo suo ci vien dimostrato da una dichiarazione che troviamo nei suoi Aforismi, nei quali, quando già in gran parte era dato di vedere le conseguenze dell’uscita in campo di Lutero (1529), così scrisse : A niuno più che a me spiace « la ambizione, l’avarizia e le mollizie de’preti: sì perchè ognuno di questi vizi in sè è odioso, sì perchè ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vita dependente da Dio ; e ancora perchè sono vizi sì contrari che non possono stare insieme se non in uno subietto molto strano. Nondimeno il grado che ho avuto con più pontefici, m’ha necessitato ad oprare per il particulare mio la grandezza loro ; e se non fussi questo rispetto, arei amato Martino Lutero quanto me medesimo, non per liberarmi dalle leggi indotte dalla religione cristiana nel modo che è interpretata e intesa comunemente, ma per vedere ridurre questa caterva di scelerati a’ termini debiti, cioè a restare o sanza vizi o sanza autorità ». * Il sentimento antipapale del Guicciardini manifestamente si collega alla sua opinione, che quanto a tutto ciò che è soprannaturale l’uomo rimanga all’oscuro : 3 non può quindi recar meraviglia la sua ostilità verso la Chiesa, ma è tanto più degno di nota che sullo spirito mondano dell’alto e basso clero si trovino dichiarazioni egualmente forti presso italiani veramente credenti. La cronaca milanese di Giovanni Andrea Prato contiene sotto questo rispetto passi molto gravi, diretti specialmente contro quei monaci, che « nulla avendo tuttavia posseggono tutto ». I severi giudizi del Prato acquistano in valore quando leggiamo la sua eloquente frase, che vuol tacere di Leone X per riverenza delle chiavi.4 Un altro cronista, il fiorentino Bartolomeo Cerretani (f 1524), partigiano dei Medici, sotto la forma di un dialogo tra amici fiorentini, partigiani e avversari del Savonarola, dipinge coi più neri colori le condizioni della Chiesa e fa risaltare la necessità d’una riforma ecclesiastica. Questo fiorentino s’aspettava la salute niente meno che da Lutero, nel quale saluta un uomo, egualmente distinto per costumi, dottrina e pietà, le cui vedute per molti rispetti si identificano colle idee e vita della Chiesa antica, i cui scritti sono ammirabili e ripieni di vera ed egregia dottrina. Il dialogo del Cerretani è del 1520, quando ancora non si poteva ab- i vETTori 304. * Ricordi n. 28 in Opere ined. I, 97. 3 Cfr. Burckhardt II7, 187; cfr. anche Monnier, Quattrocento I, Paris 1901». 88 e Riv. Europea XIII, Firenze 1879, 36 ss. * Cfr. Prato 310, 322, 404, 405.