364 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 10. Tale banchetto ci trasporta nel mezzo di quell’età in cui con la ricchezza e splendore della vita la crapula e la licenza morale avevano raggiunto una spaventevole altezza. È oltremodo eloquente il fatto, che Strozzi potesse ardire di convitare pei cardinali tale compagnia. Del resto sotto questo rispetto la cosa non era nuova in Roma : persino al tempo del severo Giulio II - per tacere affatto dell’èra di Alessandro VI - non aveva in fatti tenuto un bel posto nell’alta società una pubblica cortigiana, la Imperia, donna altrettanto bella che dotata di fine cultura ? 1 Non si hanno che troppe testimonianze sulla grandezza dell’immoralità in Roma al tempo di Leone X: * essa estendevasi a tutti i circoli, ecclesiastici come civili, e colle sue peggiori produzioni spiccava precisamente nelle caste più alte e più colte. Però la Roma d’allora non era più corrotta di Venezia e d’altre città italiane.3 ( ausa di scandalo era l’inerzia con la quale allora e lungo tempo anche dopo le supreme autorità spirituali guardavano questo stato delle cose: soltanto i papi della restaurazione cattolica procedettero rigorosamente e seriamente contro un male, che doveva suscitare scandalo speciale nella capitale della Cristianità. L’immoralità in Roma era strettamente legata col grandioso movimento dei forestieri,4 coll’ozio di tanti prelati, che consumavano le ricche entrate dei loro benefizi nella città mondiale, col lusso crescente, 5 coll’enorme affluenza del denaro e coi molti forestieri che si fissavano sul Tevere ; 6 in genere poi coll’aumento della popolazione. 7 Roma conservava tuttavia il suo carattere eminentemente internazionale ; sotto il rapporto nazionale e sociale nessuna corte era sì variamente composta ; in parte però sono stati elementi molto 1 Cfr. il nostro voi. Ili4, Introduzione 2. Vedi anche Graf 264 s. s Quanto fossero numerose le cortigiane a Roma (il loro quartiere principale era presso ponte Sisso ; v. Graf 253) risulta dai dati nel Censimento d. Città di Roma sotto Leone A', ed. Armellini, Roma 1882. Si cfr. il lamento di Batt. Mantovano sui costumi della Curia in Burckhardt II7, 304. Le satire, pasquinate e ulteriore letteratura sono largamente citate in Graf 226 ss., 285. V. anche Burckhardt I*, 320; II, 332. Si riferiscono al tempo di Leone X eziandio i dati esistenti nel raro Lrtìnento di Pasquino (s. d.. ma posteriore alla battaglia presso la Bicocca), esemplare nella Biblioteca di Stato in Monaco, Poet. ital. 517. 3 Cfr. il nostro voi. Ili4, Introduzione 2 alla fine. * Paris de Grassis ( * Diariu m nell’ Archivio segreto pontificio} calcola a più di 100,000 i presenti alla benedizione pasquale del 1517. Non sta che col Gnoli (Arch. d. Soc. Rom. XVII, 376) questo si riferisca agli abitanti, poiché v’erano certo molti forestieri. ‘Cfr. Altieri, Nuptiali 6 ss. 6I forestieri erano rappresentanti principali dell’immoralità : cfr. Burckhardt IT, 200, che quanto alla libertà sotto il rapporto morale si richiama a Delicado, Lozana I, 239. Migliori erano i costumi degli indigeui: v. ciò che dice Altieri 101 ss. sulla proibizione dei divorzi. 7 Cfr. sotto p. 367.