246 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 8. bolla. 1 A migliaia, ora come prima, il passo di Lutero contro l’indulgenza pareva come perfettamente giustificato e Lutero siccome il campione della tanto necessaria riforma dei mali esistenti nella Chiesa. Al fallito tentativo del Caetano di comporre amichevolmente la controversia luterana si connette l’invio di Carlo von Miltitz suddito sàssone e cameriere segreto pontificio. * Il vero scopo della missione di questo cortigiano superficiale, leggero e vano,3 l’importanza della quale, in relazione coll’aria grande assunta da lui, per l’addietro universalmente venne molto esagerata, fu secondario affatto.4 Egli aveva l’incarico di portare al principe elettore di Sassonia, che molto la bramava, la rosa d’oro, che del resto doveva intanto lasciare presso il legato in Augsburg ; anzitutto egli, ritenuto adatto all’uopo per le sue relazioni colla Corte sàssone, doveva esplorare i sentimenti dell’elettore quanto a Lutero e cercare di ottenerne la consegna. Ma in tutto il suo agire egli, siccome incaricato d’affari subordinato senza alcun diritto d’azione indipendente, doveva essere legato in tutto al beneplacito del Cardinal legato, senza l’esplicito permesso del quale egli non poteva neanche consegnare all’elettore il pegno del favore pontificio. * Tanto meno egli in questa « posizione molto secondaria potè quindi avere l’incarico ed anche solo venir messo nell’aspettativa di fare « un tentativo di accomodamento », « di aggiustare possibilmente l’affare di Lutero», «d’influire in senso conciliativo su Lutero » o comunque sia stata descritta in altra guisa la sua pretesa missione ».8 Che se tuttavia entrò in simili trattative con Lutero, per le quali il suo nome rimase durevolmente legato alla storia dei torbidi di quel tempo, Miltitz lo fece senza incarico nè autorizzazione, di propria iniziativa, pel bisogno di rendersi importante. Al principio del gennaio 1519 ebbero luogo ad Altenburg delle trattative, nelle quali Miltitz cercò d’indurre il professore di Wit- 1 Hefele-Hergenröther IX, 89. 2 Cfr. J. K. Seidemann Miltitz, Dresden 1844 ; Dieckhoff 242-256 ; Riffel I, 123-134; Hefele-Hergenröther IX, 89-93; Paulus, Tetzél 70 ss. je gli studii speciali di K. Müller, Th. Brieger e Kalkoff che citeremo in seguito. 3 Kalkoff (Prozess 286) a ragione parla delle millanterie di quell’ « uomo vano, linguacciuto, ambiziosuccio ». Müller (Prozess 76) lo dice un « millantatore e ciarlatano ». * Questo è il risultato delle recenti indagini di Müller, Prozess 86 s. e Kalkoff, Prozess 279 s., 285 ss. 6 Era talmente legato al Caetano, dice K. Müller (loc. cit. 76) « da potersi soltanto pensare che anche in Roma si fosse conosciuto il millantatore e ciarlatano e solo pel momento lo si abbia ritenuto indispensabile (siccome [conosci- tore del paese e della gente e come nobile sàssone, il quale anzi si faceva grande d’una pretesa parentela coll’elettore ». Erano limitate anche le facoltà che Miltitz ricevette : v. Kalkoff, Forschungen 180 s. * Kalkoff, Prozess 286.