334 Libro I. Leone X. 1513-1521. Capitolo 10. comodità, che formano un tratto spiccante nella natura del papa mediceo. 1 Quanto fosse incomoda a Leone X la sua corpulenza, specialmente nelle lunghe funzioni ecclesiastiche, ci è attestato dal suo maestro di cerimonie, che in tali occasioni lo vedeva tergersi continuamente il sudore dalla faccia e dalle mani. 2 Con pochi tratti gli ambasciatori veneti, acuti osservatori, hanno delineato bene ed esattamente il carattere di Leone X. « Il papa », così giudica Marino Giorgi nella sua relazione finale dei marzo 1517, « è un uomo bonario e molto liberale, che ha in orrore ogni grave fatica ed ama la pace ; non s’occuperebbe di guerre se non ve lo inviluppassero i suoi ; ama le scienze ; possiede belle cognizioni in letteratura e in diritto canonico, anzi tutto è un distinto musico ». 3 « Egli è dotto ed amico dei letterati », scrive tre anni più tardi Marco Mimo; «con coscienza adempie ai suoi doveri religiosi, ma vuol vivere e godere la vita; si diletta specialmente della caccia ». 4 Nella relazione di Marino Giorgi si trova anche la notizia, che Leone X dopo la sua elezione avrebbe detto al fratello Giuliano: « Godiamo il papato dacché Iddio ce l’ha dato ». Questa frase è stata ripetuta troppo volentieri da scrittori, che badano all’effetto, ma non ci è tramandata in modo perfettamente autentico. Il prefato ambasciatore occupò il suo posto a Roma soltanto due anni dopo l’elezione e pertanto non è testimonio contemporaneo : inoltre come tutti i veneziani, non è per niente imparziale al riguardo di Leone X. 5 Probabilmente Giorgi non fa che ripetere un aneddoto dell’anticamera. Altri relatori, che però possono pretendere anche dans les ’Etats du St-Siège, Paris 1886, 17 e Vogelstetn II, 35, 81, 83). Non costituivano un’eccezione i giudei come medici (cfr. J. Münz, Ueber die jüdischen Aerste im Mitlelalter, Berlin 1887; Landau, Gesch. der jüdischen Aerzte, Berlin 1895). Del resto ancor prima della sua elevazione Leone X aveva ai suoi servigi un ebreo (come medico ?), il quale volendo stabilirsi a Ferrara, è da lui raccomandato al duca Alfonso : * i Cum Isac Hebreus de Phano in nos dum in minoribus essemus fainiliamque nostram plurima obsequia impenderit diuquo fldeliter inservierit ». * Breve in data di Boma, 2 giugno 1513 (Archivio di Stato in Modena). In Borgo Nuovo nn. 101 a 105 si ammirano tuttora le belle proporzioni del palazzo di Giacomo di Bartolomeo da Brescia (cfr. Adi-nolfi, Partien di S. Pietro 109) chirurgo di Leone X, il cui piano è attribuito a Raffaello o Peruzzi. Non c’ è più l’iscrizione che v’era : Leonis X Pont. Max. liberalitate || lacobus Brixianus Chirurgus || Aedificavit. Su questo chirurgo, che servì a Leone fin nel conclave, col Marini I, 317 cfr. anche * Uffizioli etinverali 1515-1521, f. 8 (Archivio di Stato in Roma). 1 Cfr. Paris/de Grassis appo Hoffmann 428 e Gnou, Cacce 15. ' Paris de Grassis presso Hoffmann 416, cfr. 420. 5 S añudo XXIV, 90, 93; Albèri 2» serie, III, 51, 56. ‘Sañudo XXVIII, 577; Albèri loc. cit., 64. 6 Cfr. Masi, Studi I, 132, 158. Qui il Masi cerca anelie di provare che la frase nella sua occasione ha un altro senso. Con essa Leone X avrebbe voluto frenare le ambiziose aspirazioni di quelli che lo circondavano.