I dipinti di Raffaello nella Stanza della Segnatura. 963 stra, dipingendo sopra di essa la vetta del Parnaso, le pendici del quale scendono giù con tutta naturalezza pei due lati. Sulla sommità dei monte delle muse ornato di fiori troneggia all’ombra di alte piante d’alloro il giovane Apollo; ai suoi piedi scaturisce la fonte d’Ippocrene. Un imitatore schiavo dell’antico avrebbe messo in mano al dio del canto la lira. Non così Raffaello: egli scelse l’istrumento allora in uso, la viola di braccio, la quale permetteva un movimento della mano più libero e pittoresco ed era in pari tempo meglio intesa dai contemporanei.1 Anche le muse, raggruppate intorno all’Apol-lo, non sono caratterizzate esattamente secondo modelli antichi. A queste figure di finissima leggiadria e grazia tengono dietro i principi dei poeti coronati d’alloro. A sinistra di Apollo, avvolto in un mantello azzurro apparisce Omero, il « signor dell’altissimo canto Che sovra gli altri come aquila vola » ; col capo a. guisa dei ciechi alquanto piegato all’indietro, preso da divino entusiasmo egli intona il suo canto, che un garzoncello con la massima attenzione mette in iscritto. Grave, tutto immerso nei suoi pensieri, dietro il cieco cantore sta Dante mentre il suo duce Virgilio lo rende attento al canto di Apollo. La testa, alla quale Raffaello ha dato la espressione del suo proprio ritratto, probabilmente rappresenterebbe il poeta romano Papinio Stazio, giacché questo poeta molto pregiato nell’epoca del rinascimento soddisfa a tutte le esigenze per comparire a lato di Omero, Virgilio e Dante.2 Sul davanti a sinistra sta la poetessa Saffo, che si riconosce da una scritta sopra un rotolo mezzo spiegato ; il vecchio poeta rappresentato dall’altra parte in faccia a lei, cui tendono attenti e stupiti gli orecchi tre altri, viene ordinariamente interpretato per Pindaro. Entrambe queste figure sedute proprio sul davanti sono state da Raffaello aggiustate agli spazi sfavorevoli con tal genialità, che la parete sembra sia stata adattata per meglio scompartire il dipinto. Anche l’intelaiatura dipinta della finestra è stata introdotta con fine arte nella composizione, poiché essa serve di appoggio al braccio di Saffo che riposa.3 1 È stato più volte criticato quest'anacronismo (li Raffaello senza badare, oltre a quanto fu sopra accennato, che già erano state rappresentate colia ¡¡r.v la figura della poesia sulla volta, le muse sul Parnaso e finalmente Apollo nella Scuola d'Atene e nel giudizio di Marcia. Anche altri artisti di quej tempo, come Pinturicchio e Spagna, scelsero il violino invece della lira; vedi Muntz Raphael 354 (2 ed. 353-354). Non occorre dunque ammettere col Plattner e ji Passavant, che Raffaello abbia voluto glorificare nel suo Apollo, il famoso violinista di allora Giacomo Sansecondo (cfr. 'Cian, Cortegiano 138, 181). |Qfr j.u^. tavia Vogelstein II 120 s. 2 Vedi F. Hardkr in Wochentehr. fiir klass. Philologic 1902. Harder crede che qui Raffaello si sia lasciato influenzare da Dante, il quale pone Stazi,, nel Purgatorio. » Sprtxgeb 172 (li, 232).