868 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8. egli progettava, riceveva dalla grandezza genuinamente roman i propria di questo ligure la sua impronta. La isua ferrea volontà domava tutti i grilli e resistenze degli artisti, Ija sua generosità e il suo fine intendimento imposero ad essi i compiti più elevati e fecondamente influirono su di essi in modo fino allora non avveratosi. Nei dieci anni del suo procelloso governo spesso e a lungo a causa di guerre egli fu lontano da Roma e dovette alcuna volta ritornare quasi come fuggiasco all’eterna città e tuttavia riuscì a far nascere quelle immortali opere d’arte e grandiose creazioni dell’architettura, della pittura e della scultura, nelle quali risi ed1 per non piccola parte l’incanto magico dell’eterna città.1 Nelle sue mire artistiche Giulio II si riattaccò immediatamente a quelle dei suoi predecessori Niccolò V e Sisto IV.2 Anch’egli volle incarnare nelle opere più splendide dell’architettura, della scultura e pittura la grandezza del suo grado religioso, politico, internazionale e in mezzo al gran movimento della rinascenza assicurare alla Chiesa la signoria spirituale sul mondo elevando Roma a centro della vita artistica. Come in Niccolò V così anche in Giulio quella grandiosa attività non moveva da un desiderio di gloria umano o da personale passione; il fiavore da lui dato alle arti aveva le sue radici in più alti, più nobili e più universali principii. In quella guisa che la sua politica era unicamente diretta al consolidamento e all’ingrandimento del dominio tempo- 1 Gagliardi, Julius II. 275: «Nel campo dello spirito la posizione di Giulio è grande e incomparabile e tale da non subire influsso da qualsiasi cani biamento della storia mondiale. Che egli in uno cogli artisti produca e compia le pift sublimi creazioni della sua epoca, opere, alle quali l’antico e il nuovo mondo (nulla ha da porre a lato quanto a profondamente mossa forza creatrice, che abbatta l’antica basilica di S. Pietro da lungo tempo minacciante rovina al fine di creare spazio alla sua volontà per una glorificazione monu mentale, che costringa Michelangelo a cominciare e compiere il soffitto dei!;1 Sistina, tutto ciò non ha affatto che gli somigli nella storia del mecenatismo principesco ». Brandi, Die Renaissance in Florenz «. Rom3 171 : « Fu una felice disposizione, che questo principe dagli alti sentimenti e ricchissimo tenesse la sua corte nel cuore d’Italia proprio in quel tempo, in cui l’arte era capace delle massime cose, e attorno, a Napoli, Firenze e Milano, i pria cipi erano caduti e le botteghe chiuse. Sotto il suo pontificato i tre uomini Bramante, Raffaello e Michelangelo diedero bentosto alla Roma papale lo splendore della regina del rinascimento. Fino allora i papi in buono e cattivo senso non erano arrivati oltre opere e vita, che non avessero trovato il simigliente nelle altre corti principesche : Giulio II diede a tutto un altro stile-Nella grandezza dell’alto rinascimento, come si svolse in Roma, ci è molt» del suo carattere personalmente potente». Cfr. anche Cian in Giom. storti. lett. ital. XXXVI (1900), 214 s.). 2 II Grassis dice una volta, che Giulio II gareggiava in tutto con suo zio; vedi Steinmann in Aligera. Zeitunp 1S97, Be.il. nr. 125. Quanto fosse ce- lebrato Sisto IV alla corte di Giulio II lo ha mostrato Wic«hoff in Jahrb. ll- preuss. K unsi sommi. XIV, 61.