9. Michelangelo ai servigi di Giulio II. Il monumento e la statua in bronzo del papa. Le pitture del soffitto nella Cappella Sistina. NICCOLÒ V e Sisto IV, dei quali Giulio II seguì le orme, oltre all’architettura avevano dato il massimo impulso anche alla pittura, mentre per circostanze esteriori la scultura era stata messa molto in seconda linea. A Giulio II toccò la rara fortuna di trarre ai suoi servigi per le due arti della pittura e della scultura i maestri più geniali del secolo e di legare in perpetuo il suo nome a quelli di Raffaello e di Michelangelo. Come al massimo architetto del rinascimento, così al suo più potente pittore e scultore Giulio II offrì modo di svolgere nella più alta misura gl’innati talenti. Giulio II' conosceva la Pietà di Michelangelo collocata nella cappella di S. Petronilla in S. Pietro. Questo gruppo, che è una delle opere più perfette, più sentite e più commoventi della scultura cristiana,1 fu certo quello che suggerì al papa nella primavera del 1505 l’idea di chiamare nella città eterna il grande fiorentino. U creatore del David, lasciato da parte il cartone cominciato per la battaglia di Cascina, secondò l’invito del papa. Si era nel marzo allorché l’artista trentenne fece il suo ingresso nella Roma delle meraviglie. - Quivi egli trovò nel capo della Chiesa un mecenate, che intendeva appieno il suo valore e lo sapeva apprezzare. Giulio II, certo il papa che meglio degli altri fu dotato di gusto artistico, prendeva interessamento ai lavori del Michelangelo, come se si trattasse di cosa sua personale: coi proprii occhi ne seguiva i progressi e con giovanile impazienza ne sollecitava il compimento. Dato il temperamento focoso sì dell’artista che del papa era impossibile non sorgessero conflitti, ma poi si riconciliavano sempre- » Cfr. le notizie date sopra p. 030. V. anche il giudizio di K. Hase. > nertingen an Italien 184. v - Lettere ili Michelangelo, ed. Milanesi 426. Cfr. vox GeymìMxeb 14 * -mann II, 134.