La «Messa di Bolsena». 999 diede occasione alla costruzione di quel magnifico duomo- Per la custodia del corporale il vescovo di Orvieto fece costruire nell’anno 1338 un prezioso tabernacolo d’argento del peso di 133 chilogrammi con 12 figure in smalto rappresentanti la storia del miracolo.1 Nell’anno 1477 e un’altra volta nel 1481 Sisto IV aveva promosso il culto della reliquia e in pari tempo la fabbrica del duomo concedendo a tale scopo indulgenze. '- Allorché nella sua prima spedizione contro Bologna erasi trattenuto in Orvieto, Giulio II aveva manifestato verso quella reliquia la sua venerazione.3 A questo non può esser preso in considerazione di fronte alla narrazione del prodigio, quale ci è data dalla grande epigrafe tuttavia esistente nella chiesa di S. Cristina di Bolsena presso l’altare del miracolo. Questa fu pubblicata la prima volta dal Pennazzi, Istoria delPOstia che stillò sangue in Bolsena (Montefla-scone 1731), poi in italiano nella Istoria del miracolo eucaristico di Bolsena (Milano 1890) e di nuovo in latino confrontato coll’originale dal canonico Batta-clini nel periodico Divux Thomas (Piacentiae 1884) A" V”, nota 3. L’iscrizione è posteriore alla canonizzazione di S. Tommaso d’Aquino, che è detto beatus e anteriore alla bolla d’indulgenza di Martino V, quindi molto più vecchia di Antonino. Il Battaglini l’assegna all’anno 1338. A. Pacetti, che ha trattato recentemente del miracolo di Bolsena nel Bollettino Eucaristico (Orvieto 1896), dalle parole dell’iscrizione: habita prius solemni informatione, conclude con molta precipitazione e certo erroneamente che essa sia la copia di una bolla di Urbano IV. Nell’iscrizione si dice espressamente che il sacerdote (quidam sacerdos Theutonicus, quindi non boemo, come dicono alcune fonti posteriori) aveva dubitato della dottrina della transustanziazione. La narrazione da me esposta nel testo si fonda sopra questo documento sfuggito a Benedetto XIV per la sua opera De festis -Jesu ¡('liristi (Wirceb. 1747), dove III, 773 è discusso il miracolo di Bolsena. Va d'accordo con questa iscrizione quanto intorno al miracolo si narra in una memoria del 1466 edita da Francesco di Mauro, Narrazione del miracolo di Bolsena o Corporale di Orvieto, Estratto dal Propugnatore voi. I. Cfr. ora anche Graus in Kirchenschmitck 1901 n.° 10. 1 V. le illustrazioni in Nuovo giornale Arcadico, 3* serie II, Milano 1890, e presso Fumi, Il Santuario del SS. Corporale del duomo d’Orvicto, Descriz. e il hi str. stor. c artistica, Roma 1896. Io non conosco nessuna testimonianza contemporanea •— nè il ¡Fumi (loc. cit.) ne adduce — che favorisca 1 asserzione che il miracolo abbia contribuito all’istituzione della festa del Corpus Domini, come racconta la laude del ■miracolo (li Bolsena del 1405 (vedi Monaci, lacsi-tnili di antichi manoscritti II, Roma 1883, 441) e come poi fu universalmente ammesso. Nella bolla del 1264 su detta istituzione (Bull. Ili, 705 s.) ne vengono addotte come ragioni solamente la confutazione degli eretici e la circostanza che la festa non poteva celebrarsi il Giovedì Santo. La prima bolla, che menziona il miracolo, è quella di Clemente IV (presso Fumi nell opera citata a n. 2). 2 La bolla di Sisto IV in Iìnll. ord. praedic. Ili, 555-556. Cfr. Fumi Sta- tuti e Regesti dell’Opera di S. Maria di Orvieto p. 103. ... a Paris de Grassis. ed. Fbati 35, al 7 settembre 1506: « Vesperis finitis Papa cum alba more solito vestitus et in gestatorio cum cappello ad ecclesiam S Mariae delatus apud altare benedixit. Primo enim adoravit corporale sanguine Christi aspersimi quod super altare malori locatimi fuit, tum surgens imensum posuit in tliuribulo. quod cum navicula prior diaconorum ministravi cum illud prior praesbvterorum ministrare debuerit. et deinde rursus genuflexus incensavi!; postea conversus ad corporale stans benedixit dicens: ISit nomen