Mondanità nel Sacro Collegio. Rodrigo Borgia. 317 doverà sodisfargli più et esser più secondo la natura sua. State sanò ».1 Disgraziatamente il giudizio di Lorenzo de’ Medici sul Collegio cardinalizio al tempo d’Innocenzo Vili non era che troppo giusto. Eranvi bensì tuttavia delle persone rispettabili nel Senato della Chiesa, ma di fronte al gran numero di cardinali mondani esse venivano quasi a scomparire; proprio uno dei capi di questi elementi migliori, Marco Barbo, morì nella primavera del 1491. La morte di quest’uomo esimio, dice un contemporaneo, fu una grave perdita per la Santa Sede e per tutta la cristianità.2 Fra i cardinali divenuti mondani distinguevano : Ascanio Sforza, Riario, Orsini, Selafenati, Giovanni Bailue, Giuliano della Rovere, Savelli e Rodrigo Borgia. Questi grandi signori erano più o meno profond?mente infetti del guasto esistente nelle classi superiori al tempo del rinascimento italiano.3 Questi cardinali vivevano proprio come principi secolari in sontuosi palagi, circondati dal lusso più raffinato di una civiltà altamente progredita, e pareva che ritenessero l’abito ecclesiastico come un puro ornamento della loro carica. Essi davansi a cacce, rischiavano grosse somme al giuoco, imbandivano banchetti luculliani, celebravano lussuriosi festini, prendevano parte alle sfrenatezze del carnevale4 e in punto di morale si permettevano brutte dissolutezze; questo era segnatamente il caso di Rodrigo de Boeja. Promosso al cardinalato e nominato ancora in giovane età vicecancelliere da suo zio Calisto III,5 Rodrigo aveva raccolto in sue mani numerosi benefici e poteva Idisporre d’una rendita principesca. Già al tempo di Sisto IV egli passava per il più ricco dei cardinali dopo l’Estou-teville.6 Cavaliere brillante, bella figura d’uomo dall’aspetto eroico, d’ind.ole gaia e di una facondia affascinante, egli, come afferma un contemporaneo, traeva a sè le belle donne più fortemente che la calamita non attrae il ferro. Per la sua scostumata condotta il cardinale Rodrigo erasi già meritato severe riprensioni da parte 1 Fabronius II, 308 s. Reumont, Lorenzo II2, 106 ss. 2 Sigismondo de’ Conti II, 35. 3 Qfr. Sabatini, Cesare Borgia 31 s. 4 Burckhardt Ila, 163. Intorno al guasto delle classi superiori cfr. quanto dicemmo sopra p. 95 ss. 5 V. il nostro voi. I, 751 ss. (ed. 1931). Quanto allo studio del diritto canonico a Bologna, ove il Borgia giunse il 29 giugno ,1455 (v. ibid. 677) e rimase sino al 18 ottobre 1456 (ai 1)3 d’agosto 1456 divento Doetor iur. cari.), cfr. Fr. Giorgi, Rodrigo Borgia (poi Alessandro VI) allo studio di Bologna, in Atti e mem. Per le prov. di Romagna, 3* serie Vili (1890), 159-195. Per la storia della vita di Rodrigo Borgia cfr. anche l’articolo di P. Raschini nella rivista Roma II (1924), 161 ss. 6 Jacobus Volaterraiots 130 (Jao. Gherardi, Diario Romano, ed. Carusi 4!>) in fine al passo citato a p. 320. Dopo la morte dell’Estouteville egli rimase certo il più rieco di tutti j cardinali: vedi Rossi, Ricordanze 279.