480 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 6. vilipendio dell’autorità nostra e della Santa Sede e costituisce un assai pericoloso esempio».1 A questa dichiarazione corrispose un nuovo breve, che venne steso il 9 marzo. In esso il papa censurava con gravi parole l’ostinata disubbidienza del Savonarola, che, sebbene scomunicato, compie funzioni ecclestiastiche, predica, dichiara nulle le censure del pontefice e divulga per le stampe tali dottrine che sovvertono l’autorità apostolica. « Crede forse co-testo temerario ch’egli solo sia stato eccettuato allorché il Signore Iddio conferì a san Pietro nostro predecessore il potere di legare e di sciogliere? L’uificio pastorale non ci consente di tollerare più a lungo le mene di questo domenicano disubbidiente. Facciamo pertanto una volta ancora il comando perentorio o di mandare a Roma il Savonarola o di rinchiuderlo in un chiostro così che egli non possa nè predicare nè parlare con alcuno, finché non rinsavisca e non meriti la nostra assoluzione. Ove non si ottemperi a quest’ordine verrà scagliato su Firenze l’interdetto; dal Savonarola non esigiamo altro che il riconoscimento della nostra suprema autorità ».2 L’imbarazzo dell’ambasciatore fiorentino di fronte a questa richiesta del papa assolutamente legittima si inflette nelle sue numerose lettere. La sua situazione diventava di giorno in giorno più penosa ; da Firenze egli non riceveva che belle parole a scusa del Savonarola, mentre Alessandro VI insisteva perchè si agisse. In una lettera assai franca l’ambasciatore tornò ancora a descrivere il giorno 16 marzo la vera condizione delle cose. Il papa sta fermo assolutamente nel volere che siano sospese le prediche, in caso diverso scaglierà per certo l’interdetto. Si risparmino orma* le belle frasi a scusa del Savonarola, che esse non fanno pi1 breccia su alcuno. Si ride invece della presunzione che non debba aver valore la scomunica inflitta al Savonarola. L’autorità pontificia consiste non in minima parte nel potere di lanciare censure. «Non datevi a credere, che si lascierà mettere in questione questo diritto. Quanto vi ho scritto tante volte, torno a ripeterlo oggi: se non si obbedisce al papa, arriva l’interdetto. Riflettete del resto che cosa fareste voi se uno tenuto ad obbedire facesse l’opposto dei vostri comandi e per giunta vi colmasse d’imP1*0' perii!».3 Due giorni dopo l’inviato faceva sapere che Alessandro aveva ricevuto altre notizie sugli oltraggi sanguinosi che il Say1' narola lanciava nelle sue prediche contro il papa, i cardinali tutta la corte romana e che era stato tenuto un consulto con pai’eC' 1 Marchese in Arch. stor. ital. Vili, 167 s. 2 Ghebardi 194 s. ; ofr. Pellegrini in Arch. d, Soc. Rem. XI, 733. 3 Gherardi (198-201) ha per il primo pubblicato questa interessanti"1* relazione d’ambasciata del 16 marzo, sfuggita al Viixari.