542 Libro II, Alessandro VI, 1492-1503. Capitolo 9. In Inghilterra Alessandro VI aveva mandato come nunzio Gasparo iPons affinchè raccogliesse la decima dal clero e predicasse l’indulgenza del giubileo, il cui provento doveva servire alla guerra turca. Il clero corrispose la decima ed anche Enrico VII offrì 4000 lire, ricusandosi tuttavia espressamente di concorrere con uomini e navi alla crociata. È bello, così il re, che il papa cerchi per questo santo scopo di metter la pace tra i principi cristiani ; io però grazie |a Dio sto da gran tempo in pace con tutti ; trovomi nell’impossibilità di prestare un aiuto qualsiasi ; a questo compito sono più chiamati la Francia, la Spagna e anche l’Ungheria e la Polonia.1 Il re di Francia vagheggiava ben altri disegni che non la guerra contro i Turchi. Il fatto di avergli imposta la decima a sua insaputa e senza il suo consenso aveva suscitato in meezo al clero francese grandissimo malcontento contro Alessandro VI. Allorché molti preti, appellandosi ad un concilio generale, ricusarono apertamente di pagarla e vennero perciò dal papa colpiti di censure ecclesiastiche, la facoltà teologica di Parigi il 1° aprile 1502 dichiarò invalide quelle censure se inflitte dopo ch’era stato interposto appello e che i colpiti potevano quindi esercitare indisturbati come dianzi le loro funzioni ecclesiastiche.2 Anche la maggior parte dei prelati ungheresi non mostrarono quasi alcun spirito di sacrifìcio. I magnati del laicato non erano tanto alieni dalla guerra turca, ima anch’essi mossero delle difficoltà. A costoro non bastava che il papa garantisse al loro re la decima dei beni ecclesiastici dell’Ungheria, i proventi dell’indulgenza del giubileo e anche una tassai per la crociata perchè tali promesse sembravano ad essi troppo incerte o almeno che i pesi in conclusione avrebbero gravato unicamente su loro. Siccome Venezia cercava di ridurre più che fosse possibile le pretese dell’Ungheria, i negoziati andarono molto per le lunghe. Se da ultimo si venne a un risultato, fu principalmente per merito di Tommaso Bakócz, uomo assai destro e dalle grandi aspirazioni, che nel 1497 era stato nominato primate d’Ungheria al posto d’Ippo* lito d’Este giacché ¿’orgoglio nazionale ribellavasi all’idea di conferire la prima dignità ecclesiastica del regno ad uno straniero e in premio delle sue fatiche per la questione turca da Alessandro VI era stato accolto nel sacro collegio il 28 settembre 1500. 1 Kitsch, Kngland I, 242. 388. 2 Hebgknbothtìr Vili. 342-343. Ofr. Dti Pu.essis d’Argkntré I. 2, 340 e Ke-natjdkt 317 ss. Anche gli Ebrei di Avignone si opposero al pagamento della tassa per la guerra turca ; vi furono però costretti : v. Rei. d’étud. jtiivcs VI, 21. Sull invio nel 1501 da Venezia al cardinale d’Ambolse, ch’era a Milano, di Giorgio Corner, il quale fra altro doveva propugnare il soccorso di Francia IM'r A'enezia contro i Turchi, cfr. Pélissiek in N. Arch. veti. XVII 2 (1899). 205 s.