384 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 3. che egli aveva emesso il voto di visitare i luoghi santi di Roma e che sperava trovarvisi per il Natale.1 Fu fortuna per Alessandro VI che i Colonna possedessero soltanto poca milizia, mentre non faceva loro difetto la volontà di nuocere al papa. Infatti venne scoperto un complotto, il quale mirava nientemeno che a impadronirsi di Djem, a mettere Roma in rivoluzione e a catturare il pontefice; in pari tempo sarebbe scoppiata una rivolta nel mezzodì dello Stato pontificio. Alessandro VI ed Alfonso cercarono di premunirsi contro tali sorprese e Djem fu condotto in Castel S. Angelo,2 i Colonna banditi e spedite milizie contro di essi. Sebbene i Colonna non fossero in grado di mettere in opera i loro vasti disegni, la loro sollevazione ottenne tuttavia l’effetto d’impedire al re napoletano di sbarrare con tutta forza la via ai Francesi nella Romagna.3 Intanto Carlo Vili era entrato in Toscana. Fu sì meschina la resistenza ai Francesi ch’essi stessi si maravigliarono della propria fortuna. Dio stesso, esclama più volte il Commines, favorisce la nostra impresa, ili guasto morale e politico dellTtalia di allora, inverniciato da una cultura elevata, l’immensa disunione, l’egoismo gretto e miope dei singoli Stati si mostrarono allora apertamente. Piero de’ (Medici si recò il 26 ottobre nell’accampamento francese e senza colpo ferire consegnò al conquistatore straniero le piazze forti del suo paese. Quest’atto, anziché la salvezza, affrettò la rovina dell’indegno figlio di Lorenzo. « Ecco, la spada è venuta — gridava dal pulpito del duomo di Firenze il Savonarola il !l° novembre, le profezie si verificano, i flagelli cominciano; ecco, il Signore conduce questi eserciti». Si dovette al prestigio dell’eloquente frate Domenicano se, malgrado l’agitazione universale, non si ebbe a lamentare in Firenze alcun grave eccesso e se la inevitabile caduta dei 'Medici si compì abbastanza tranquillamente. Il 9 settembre i Fiorentini insorsero al grido: Popolo e libertà — Abbasso le palle (arme de’ Medici); Piero de’ Medici e il cardinale suo fratello si dettero alla fuga, il popolo mise a ruba il palazzo e le loro preziose collezioni d’arte.4 1 Carlo Vili al suo ambasciatore, cardinale Giovanni Villier de la Grosla.ve. 15 ottobre 14!>4. presso Péucier. Lettres de Charles Vili, voi. IV. 97 ss. Off-Delaborde 410-420. Cfr. Thuasne, DjemSultan 329. 2 Ofr. Rodocan'achi, Le clitìteau Saint-Ange 432. a Ofr. Desjardins I. 457-458 : ofr. 463-465, 467 s.. 475. •* <ìhirawmo(’i. Storio di Bologna all'anno 1494 narra : « Il ¡Papa promette di fare Cardinal** Antonio Galeazzo figliolo del Sig. Giovanni con patto che non si dia il P*88® al JRe di Francia ». Cod. 768 della Biblioteca dell’Università (|i Bologna. * Villani. Savonarola I2, 224 ss. Peerens. Hist, de Florence II. ® s9'; 84ss. Armstrong, Savonarola 152ss. Per il saccheggio del palazzo de’ MedKl cfr. Deeabordf. 445 s. e anche ¡Sigismondo de' Conti II. 72.