89b Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 8. giunge subito che -quella era sorta in un secolo rozzo, che di eleganza e finezza architettonica non s’intendeva.1 Un’altra e assai più grave accusa bisogna ancor muovere, perchè, come pare, non si pensò affatto a redigere un inventario degli inestimabili monumenti esistenti nella vecchia basilica, ed è poi addirittura inescusabile il modo con cui vennero trattati quei venerandi resti dell’antichità. Egli è vero che quei tempi al pari dei secoli del medio evo propriamente detto,2 seppero ben poco o nulla di ciò chtì fosse la riverenza verso il passato. Essi certamente non volevano per principio romperla con esso, « ciò ripugnando alla natura e al più intimo concetto della potestà pontificia forse più che a quella di qualsiasi altro potere del mondo, poiché per il papato il presente, ¡il passato e il futuro si porgono fra di loro la mano in legame indissolubile ; ma nella fretta di creare nuove opere essi non badarono ai suoi monumenti ».a Impetuoso, inesorabile, il Bramante meno ancora degli altri architetti di quel tempo non sapeva che cosa ¡fosse riguardo per gli avanzi venerandi dell’antichità e persino verso le creazioni degli ultimi secoli. Gli stessi suoi contemporanei gliene mossero biasimo. Racconta Paride de Grassi.' i> , wìsmo.ndo de Conti II, .'{43-344. X<-1 suo interessante articolo J)i> l'11’ I etcrshirche zu Rom unti ihre friihesten Ansichten il Guisar così osserva: 1 I.<-nostre cognizioni sull edificio costantiniano, la sua decorazione cristiana anti 1 e medievale, i suoi cambiamenti e ile sorti cui andò soggetto, non sono guari cosi abbondanti come si dovrebbe supporre data la straordinaria importanza del monumento. Oltremodo scarsi ne sono specialmente i disegni a noi pervenuti. Benché il venerando edificio coi monumenti della piota di tutti i semli e paesi cristiani in essi raccolti sussistesse per intero o nelle sue parti es» » zia li .in tempi in cui 1 arte e la tecnica del riprodurre con disegno era già t"r' nata in flore e in cui centinaia di disegnatori e pittori si occupavano dell" studio delle antiche opere edilizie di Roma, nondimeno all’antica chiesa 'li S. 1 ietro toccò »la sorte d'esser lasciata, cosa ben singolare, totalmente '!;l banda. I/arte «rigenerata» nel suo esclusivo entusiasmo per l'antichità clasica non reputò degno della sua matita quel sacro e sublime edificio, pcireliè non presentava» nella veste del classicismo». Rom. Quartalschrìft IX (1893» 237-238. - Giustizia vuole che colla colpa del rinascimento nella distruzione di 11 ■ minienti venerandi si rilevi anche quella del medioevo propriamente detto, i.ost per es. in Ila gonza sul principio del secolo xiji fu demolita la celebre tomba di S. Bardone, sì da farne scomparire ogni traccia. Nel costruire ,ra il 1200-1239 il coro sito a occidente, l’antico duomo di Magonza venne completamente distrutto. In iS. Albano fuori di Magonza sparirono nei primi temi" del medioevo le tombe dei Carolingi. La medesima sorte toccò noi secolo N11 ’ all’antico duomo di Colonia, cosi a Spira, a Worms ecc. Il medioevo non co»"' sceva, nè praticava ciò che noi oggi chiamiamo pietà. Cfr. ReichenspeRgH4-Fingerzeìge 32; Lit. Rundschau 1897, p. 85 e Mixkus in Iieil. a 11’.Illgcm. y"[ tung 1897. nr. 18; inoltre anche Kraus-iSavkr. Gcsch. der christl. Kunst. II. — (¡SIS;; J. A. I'. Obbaan in Jahrìt. d. pr&uss. Kunstsamml. 1918, Beiheft, P- ! a Keumont in Allg. Zeitung 1898, nr. *¡7 Bcil., cfr. anche l’articolo Gbbgorovius sulle iscrizioni di Boma in Allg. Zeitung 1807, nr. 100 Bcil-Noi.hac, £ rasine en Italie SI.