782 Libro III. Giulio II. 1503-1&13. Capitolo 5. ogni genere. Vi si parla del come corrono i tempi, del conflitto cogli Inglesi, della guerra colla Chiesa e uno dei matti assicura il pubblico : « Il principe dei matti non brama che pace per il bene e la fortuna del suo popolo», al che un altro matto osserva: «A qual prò? La Chiesa non dà tregua e vuole imporsi 'anche allo Stato. Come si può avere la pace? » Fra i cortigiani si trova anche il général d’Enfance, che sopra un cavalluccio di legno, con un’alabarda da fanciulli infuria e mugge sulla scena « Hon, hon, men, men, pa, pa, tetet!». Appena il consiglio è al completo, si presenta anche il principe, quindi il Seigneur de la Joie annunzia la fine della seduta: «Fuori di qui tutti i bigotti, maschi e femmine!». Nel consiglio del principe è ammessa anche la Sotte commu e. Essa rappresenta le classi inferiori del popolo, che non si prendono pena per ;il conflitto col papa ; ma il popolo non riscuote che scherni ed oltraggi da parte dei signori altolocati. Quando la Sette si lagna che quei signori s’impiccino sempre dei fatti altrui, m altre ad essa soltanto tocca sempre pagare e soffrire, viene senz’altro beffeggiata. Ad un tratto compare un nuovo ospite, una donna coi distintivi della dignità ecclesiastica, la quale si dà per la S. Madre Chiesa accompagnata dalla matta Confiance e dalla matta Ocra-sion, la quale ultima promette in particolare il suo aiuto. L’eccelsa donna vuole riunire nelle sue mani il potere spirituale e temporale; è molto litighina, scaglia maledizioni e annunzia il suo anatema. Quanto a sè così parla: « So bene che prmai vaneggio e sono rimbambita. Mi fa piacere però il bisticciare e attacco brighe con tutti ! ». Essa vuole cattivarsi i nobili e i prelati e cerca staccarli dai principi. I prelati secondano infatti ¡i suoi allettamenti. Ne seguono alterchi e zuffe, nei quali la Sotte commune ha la peggio. Nel conflitto Donna Chiesa, perde la sua sopravveste e viene riconosciuta. Essa non è affatto la Chiesa, ma un’imbrogliona, la Mère sotte, che fra i dileggi di tutti viene ora deposta. Il senso di questa farsa era chiaro, ma un epilogo che vi teneva dietro parlava più chiaro ancora. Vi figurano il popol'1 francese ed italiano e insieme ad essi anche un signor Testardo (l’homme obstiné), che ha seco due compagne, la simonia e l’ipo* crisia. Il testardo è papa Giulio II, del quale si dice che « non sa astenersi dal far male, che fa alleanza cogli assassini e i brigan-1 e vien minacciato del divin castigo».1 Un altro insipido libello, 1 Aedi i. Lotheissen, Politili auf der-Buhne in Frankf. Zeitung (lei )Zon naio 1880. Morgmblatt. Aligera. Zeitung 1870. mr. 108 Bell. (Zur Jia1>eUii»-lf' teratur). iP. Goldsoiimtdt, Da» polii. JSchauspiel in Frankreieh mter Koniff