viri Prefazione alla prima e seconda edizione. stati per nulla esauriti. Così nell’Archivio Gonzaga in Mantova trovai un documento, per il quale diventa insostenibile l’opinione di coloro, che vogliono assolvere Lucrezia Borgia da ogni colpa. Di grande importanza sono gli atti dell’Archivio di Stato in Milano, che, oltre ai numerosi dispacci degli inviati ducali, possiede l’intiera corrispondenza, in parte cifrata, col fratello duca Lodovico il Moro, del cardinale Ascanio Sforza, che conosceva profondamente i segreti dei Borgia. Malgrado l’importanza di questa raccolta per la storia dei Borgia il Gregorovius l’aveva di proposito ignorata a causa del disordine in cui era; infatti così scrive egli nell’Allgem. Zeitung 1878, nr. 76 Beil.: « Non mi fu possibile trarre alla luce dai cento indeterminabili cassetti, in cui ora si trovano sparpagliati, i dispacci degli oratori milanesi di quel tempo a Roma, che possono contenere parecchie importanti notizie ». Una serie di belle scoperte mi compensò largamente della fatica fatta nello scorrere quei documenti. Così per la narrazione che segue si fece per la prima volta uso dettagliato di tre dei primi ragguardevoli archivi, insieme però mettendo a contributo il materiale di altri archivi e raccolte di manoscritti come pure nella maggiore possibile completezza la letteratura stampata ricca fuori dell’ordinario. Pur non essendo escluso che da luoghi nascosti vengano alla» luce altri nuovi atti per la storia del papa Borgia, tuttavia il materiale più sostanziale dovrebbe essere già esaurito. In ogni caso i documenti messi a profitto nel presente volume bastano a rendere possibile un giudizio in complesso definitivo. Non potè certo dirsi l’ultima parola in tutti i punti e si sa che in genere rimane sempre largo campo alle indagini di dettaglio, ma dovrebbe essere incontestabile ciò che è più importante, vale a dire che d’ora innanzi ogni tentativo di salvare Alessandro VI è vano. Ebbi a disposizione un materiale inedito non meno ricco peti i pontificati di Innocenzo Vili e Giulio II. Anche per le memorabile protezione concessa all’arte dal papa della Rovere, in specieI per la storia della- costruzione di S. Pietro e per le relazioni dì Bramante con Giulio II sono riuscito a trovare nuovi interessanti contributi inediti nell’Archivio segreto pontificio, alla Biblioteca Angelica di Roma e nell’Archivio di Stato in Modena. Mi fu dato di discutere la dettagliata e in parte nuova interpretazione degli immortali capolavori artistici creati da Michelangelo e Raffaello per commissione di Giulio II, interamente col mio venerato amico prelato Federico Schneider, in parte con Giacomo Burckhardt e ambedue si dichiararono consenzienti nella nuova spie-