Giulio II protettore delle arti. malattia si faceva ogni sera leggere e spiegare da Bramante l’immortale poema di Dante.1 Questa notizia è tanto più sorprendente perchè secondo tutte le altre relazioni si dovrebbe credere che allora Giulio non pensasse ad altro se non ai preparativi per la sua famosa campagna invernale contro Mirandola. Ad un uomo, che in simile momento si fa iniziare ai segreti della più profonda e grandiosa poesia di tutti i tempi, non possono negarsi inclinazioni letterarie. La leggenda formata dai nemici del Rovere, d’un uomo di sentimenti esclusivamente guerreschi nemmeno qui resiste di fronte ai fatti.2 Ciò nonostante è indubitato che sotto questo riguardo egli non può sostenere il confronto con Niccolò V. La sua gloria principale è e rimane l’aver promosso le arti e in questo non ha fra tutti i papi l’eguale. Sorpassa Niccolò V specialmente in questo, che si limita al possibile e non allenta le briglie alla fantasia in quel grado che fece il fondatore del mecenatismo pontificio. 3 Con tutta la grandiosità dei suoi disegni artistici pure Giulio II, ben lontano da sogni fantastici, teneva in pronto copiosi mezzi per mandare ad effetto la sua volontà.4 È innegabile che in una maniera più unica che rara tornarono favorevoli a Giulio II le circostanze e che non cercati si misero a sua disposizione i primi genii dell’arte. Il che peraltro non può scemare i suoi meriti : è opera sua e suo vanto immortale d’aver compreso colla sua fine intelligenza i più geniali personificatori dell'arte, di averli legati stabilmente a Roma, d’aver dato pieno sviluppo alle loro energie, tenendo da essi lontano ogni piccineria e leggerezza e affidando loro opere monumentali e sublimi, corrispondenti alla grandezza del suo carattere.5 Soltanto con ciò i primi maestri poterono dare quanto avevan di meglio e destaronsi ovunque dei genii latenti. Il centro dell’arte italiana passò da Firenze a Roma, dove uscì fuori un mondo di bellezza. L’architettura, la plastica e la pittura fiorirono magnificamente. Sorpassando tutti i mecenati di quell’aureo periodo del rinascimento, Giulio II legò inseparabilmente il suo nome a quei genii immortali, nei quali l’arte italiana raggiunse il suo apogeo. « Egli ha 1 Nostro \8ignor sta oynor meglio et partivi si voglia far dooto in Dante chè ogni sera si fa leggere Dante e dichiarar da Bramante, archittecto doctissimo, pubblicato da X,rzio dapprima nel Corriere (Iella mera 1908, n." 153 e poi ancora nell’opera Isab. d'Este di fronte a Giulio II, 38. 2 Doni;/, loc. eit. 100. fiiorn. stor. d. lett. ital. XXXVI (1900), 315. 3 Off. il nostro voi. I, 514 (ed. 1931). * Spkixgkk. loc. cit. » Cfr. Muntz, Raphael 274. Sfrigger 103. Gsarx-Fas, jtùm I, CG3. V. anche iSymonds, Michelangelo I, 128 (Tlxerc was nothing of thè dilettante (ibout h*in).