936 Libro III. Giulio II. 1503-1513. Capitolo 9. necessità della guerra viene a mancare di nuovo il denaro promesso. « Io credo — scrive egli il 23 febbraio a suo fratello — che ei mi bisognerà intra pochi di ritornare a Bologna, perchè il Datario del Papa con chi io venni da Bologna, mi farebbe provedere, che io potrei lavorare. È un mese che andò ; ancora non ho inteso niente. Aspetterò ancora tutta quest’altra settimana. Di poi credo, se altro non c’è, andare a Bologna e passerò di costà. E non altro. Avisane Lodovico e dì che io sto bene».1 Il viaggio tuttavia potè venir risparmiato, Michelangelo ebbe denaro e ripigliò il lavoro abbozzando i cartoni per le lunette e per le callotte. Frattanto continuava la grande crisi nel pontificato di Giulio II. Lo stato della Chiesa si trovava aperto ai Francesi vincitori, che altresì nel campo spirituale minacciavano ora il papa con un concilio. Infermo ed inerme, ma pur sempre di animo inflessibile, il 27 giugno del 1511 ritornò alla sua residenza.2 La vigilia di Maria Assunta in cielo, festa patronale della Cappella Sistina, egli vi comparve ai vespri e vide i nuovi affreschi allora scoperti del suo grande maestro.3 A metà d’agosto del 1511 Michelangelo cominciò ad eseguire i dipinti dei coni e delle lunette. Alla fine di settembre ebbe due udienze dal papa ; dopo la seconda gli furono passati 400 ducati.* Nel maggio dell’anno seguente 1512 tornò di nuovo a scarseggiare il denaro, cosa naturale data la situazione politica. Allora Michelangelo minacciò al cardinale Bibbiena di andarsene, ma questi allora gli fece avere 2000 ducati.5 Nel luglio l’artista era nel colmo del suo lavoro; scriveva di notte le sue lettere. Il temperamento dell’artista che solitario viveva soltanto per il suo lavoro era terribilmente eccitato. « Io stento — scriveva egli il 24 luglio 1512 — più che uomo che fusse mai; mal sano e con grandissima fatica; e pur ho pazienza per venire al fine desiderato». Poco prima l’artista aveva mostrato sul palco al duca Alfonso di Ferrara il suo lavoro, ricevendone parole di alta compiacenza e la commissione di un dipinto.'1 Nell’ottobre i Lettere di Michelangelo, ed. Milanesi 99, 10«, 101. Cfr. Grimm I«. 3896.; Fbey, Studien 99-100 e iSteinmann. - Cfr. sopra p. ffS5. 3 Frey, Studien- 100; cfr. Thode in Reperì. für Kunstwiss. XXX, 74s.; Mackowsky 111 s. 11 passo di Paris be Grassis sulla visita fatta alle pi dura* novas ibidem novi ter detectas manca nell’edizione del Döllinger. il quale sembra che non s’intendesse niente di tali cose importanti della storia dell’arte ; la notizia fu pubblicata dal Müntz in Gaz. des beaux urts, 2 serie XXV (18S2), 386. Cifr. Klactko, Jules II 334 s. * Fbey, Studien 101. Steinmann II, 723, n. 74. 5 Lettere di Michelangelo 428. B Cfr. la relazione senza data