Il guasto morale del rinascimento. 9 giudizio sullo stato morale di un’intera epoca! Tali cose si possono bensì indagare sino ad un certo punto, giammai però stabilire con assoluta certezza. In questo campo bisogna innanzi tutto guardarsi dal generalizzare il giudizio; quanto più chiaramente sembra che parlino le testimonianze tradizionali, tanto più viene imposta la massima cautela, poiché Tessere esse sì o no complete per le singole classi sociali devesi troppo a circostanze meramente fortuite.1 E precisamente per l’Italia del rinascimento le testimonianze intorno ala vita e all’attività dei letterati umanisti hanno una preponderanza del tutto sproporzionata. Che tanto in questi circoli umanisti, come nelle più alte classi della società e presso il clero si fosse infiltrata spesse volte una grande immoralità, non può mettersi in dubbio, ma, anche qui una critica imparziale deve guardarsi dal dipingere con colori troppo neri lo stato delle case ndl periodo del rinascimento.2 Come accade nella natura, così in ogni periodo storico accanto alle forze distruttive operano anche le forze conservative. L’azione dì queste ultime è meno avvertita dall’occhio dello storico, poiché il bene non agisce con tanto chiasso, violenza e appariscenza come il màle; una pacifica e normale evoluzione delle cose eccita meno la curiosità che una rottura improvvisa e tumultuosa dello stato ordinario e regolare.3 Per questo nei monumenti storici di tutti i popoli trovasi di preferenza registrato il male; la virtù se ne va per la sua strada quieta e silenziosa, mentre il vizio e il delitto menano scalpore. Tutti parlano del vizioso e del malfattore, mentre l’uomo dabbene attende inosservato al proprio dovere e dà poco motivo di parlare. Affinchè un quadro di storia dell’incivilimento corrisponda alla verità è necessario che esso accanto alle forze perturbatrici rilevi nche le conservatrici, accanto alle ombre anche i lati luminosi. Nel popolo italiano questi due lati spiccarono in modo particolarmente acuto. Un uomo di stato del secolo decimoquinto nel determinare che fa con molta giustezza i caratteri patologici dei popoli civili d’Europa, così esprime il suo giudizio: presso gl’italiani non ve posto per le mezze misure, così nel bene come nel male ; il bene l>erò prevale.4 1 BtTBCKIIARTT, Cultur II ', 199. 3 Cfr. L. (Schìudt, Jlie IlenainHiince in /Iric/cti I. Hit s. ; H. Rikscii In Ut, M'indirei»cr 1909, 3X2 (contro la tetra pittura tropi m unilaterale presso s 'Itnciiick, Meimclii ii inni Kimxt der Uni. Kenain*an*‘e, Berlin 1903 s.); V. ''rAX. I.uci cd ombre nel Rinascimento italiano, in Gazzetta letteraria XVlfl <18M), n. 41. 3 Cfr. Kacf.man’n, ,Cdsariu* von Ileisteibach (2* ed. Kiiln 1862) 125. * A. Marixi (cfr. il mio voi. II, 109). Consideratione», presso Thomas, Xur tenet. Geschichtgforschnnff in Allg. Zeliting 1S76, nr. 358 lidi.